The Principal Enemy
Jatun auka
Durata
98
Formato
Regista
Un narratore (Saturnino Huillca Quispe) racconta di una rivolta in un villaggio peruviano in seguito all’assassinio e alla brutale decapitazione di un contadino per mano del proprietario terriero locale. L’intervento dei guerriglieri e delle forze armate statunitensi raggiungono un climax di tragedia.
Sanjinés, esiliato in Perù, non perde il suo coraggio e la sua prospettiva politica radicale e rivoluzionaria: in nome della liberazione di tutti i territori andini, e tramite la voce narrante di uno dei maggiori simboli dell’attivismo peruviano, il regista ci porta al centro di una storia che da individuale (il contadino che vuole rivendicare i suoi diritti e finisce massacrato) si fa corale e comunitaria. Emblematica e potente, in questo senso, la scena del passaggio di testimone tra questi due identità del film, quando la moglie dell’ucciso, sola e immobile, viene circondata dai compaesani che coprono la ripugnante visione della testa decapitata: non per nascondere il delitto, bensì per dimostrare di essere parte di una stessa violenza sistemica e trovare, insieme, il coraggio della ribellione. Tra gli uomini corrotti potenti e grotteschi e i guerriglieri dall’ideologia positiva ma impreparata all’atto pratico, Sanjinés ci mostra una lotta impari, in cui i sentimenti politici che lui appoggia graniticamente non sono, per ora, in grado di superare gli ostacoli imperialisti. Non è quindi un film banalmente apologetico (nonostante qualche didascalismo di troppo). Anzi, il regista fa intravedere, sotto i buoni propositi, una difficoltà nel gestire situazioni delicate, come il tentativo di arruolare contadini ingenui e incapaci di comprendere del tutto le conseguenze di una lotta armata. La speranza finale di Saturnino Huillca, infatti, è un’organizzazione massiva e capillare che possa finalmente e coscientemente tenere testa a nemici decisamente più potenti. E la sua schiena cristallizzata nell’inquadratura finale, così semplice e così piena di forza, è un invito a seguirlo nella lotta. Puro cinema politico senza mezze misure, che lottava contro dittature locali e ingerenze internazionali in tempo reale, pur non dimenticando mai di essere anche mezzo artistico. Da vedere.
Sanjinés, esiliato in Perù, non perde il suo coraggio e la sua prospettiva politica radicale e rivoluzionaria: in nome della liberazione di tutti i territori andini, e tramite la voce narrante di uno dei maggiori simboli dell’attivismo peruviano, il regista ci porta al centro di una storia che da individuale (il contadino che vuole rivendicare i suoi diritti e finisce massacrato) si fa corale e comunitaria. Emblematica e potente, in questo senso, la scena del passaggio di testimone tra questi due identità del film, quando la moglie dell’ucciso, sola e immobile, viene circondata dai compaesani che coprono la ripugnante visione della testa decapitata: non per nascondere il delitto, bensì per dimostrare di essere parte di una stessa violenza sistemica e trovare, insieme, il coraggio della ribellione. Tra gli uomini corrotti potenti e grotteschi e i guerriglieri dall’ideologia positiva ma impreparata all’atto pratico, Sanjinés ci mostra una lotta impari, in cui i sentimenti politici che lui appoggia graniticamente non sono, per ora, in grado di superare gli ostacoli imperialisti. Non è quindi un film banalmente apologetico (nonostante qualche didascalismo di troppo). Anzi, il regista fa intravedere, sotto i buoni propositi, una difficoltà nel gestire situazioni delicate, come il tentativo di arruolare contadini ingenui e incapaci di comprendere del tutto le conseguenze di una lotta armata. La speranza finale di Saturnino Huillca, infatti, è un’organizzazione massiva e capillare che possa finalmente e coscientemente tenere testa a nemici decisamente più potenti. E la sua schiena cristallizzata nell’inquadratura finale, così semplice e così piena di forza, è un invito a seguirlo nella lotta. Puro cinema politico senza mezze misure, che lottava contro dittature locali e ingerenze internazionali in tempo reale, pur non dimenticando mai di essere anche mezzo artistico. Da vedere.