The Testament of Ann Lee
The Testament of Ann Lee
Durata
130
Formato
Regista
Vita, morte e “miracoli” di Ann Lee (Amanda Seyfried), fondatrice degli Shakers, un movimento religioso radicale nato alla fine del XVIII secolo. Lei e i suoi seguaci pregavano attraverso canti e movenze estatici, provando a raggiungere una sorta di trascendenza spirituale per avvicinarsi così a Dio.
Cinque anni dopo il promettente Il mondo che verrà, Mona Fastvold torna dietro la macchina da presa per un altro lungometraggio ambientato nel passato, girato in pellicola e con al centro una riflessione sull’indipendenza femminile. Il tocco autoriale di una regista di talento si percepisce, ma in questo caso buona parte delle interessanti premesse dell’operazione vanno a perdersi a causa di un copione irrisolto e che finisce per incuriosire molto poco attorno alla storia vera che ha scelto di raccontare. Scritta insieme al compagno Brady Corbet, regista di The Brutalist (2024), la sceneggiatura di The Testament of Ann Lee è prolissa e poco incisiva, nonostante non manchi qualche sequenza davvero degna di nota (l’incendio, in primis). Se le coreografie musicali risultano curate e ben realizzate, sono i passaggi più statici a rendere questo prodotto altalenante e persino debole in diversi momenti. La fotografia – complice la pellicola – ha il suo fascino, ma non si sente l’urgenza del racconto e Fastvold non riesce a dare effettiva universalità e modernità al suo personaggio. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.