Una spedizione di ricerca petrolifera nelle foreste filippine è braccata da una tribù di indigeni selvaggi e violenti dediti al cannibalismo. Robert Harper (Massimo Foschi), unico apparente sopravvissuto alla mattanza, viene catturato e costretto a sopportare prigionia e umiliazioni, mentre tenta disperatamente di aprirsi una via di fuga verso la civiltà.

Tre anni prima del più famoso e controverso Cannibal Holcaust (1980), Ruggero Deodato si cimenta in un genere bizzarro ed esplicito, quello del cannibal movie, inaugurato nel 1972 da Umberto Lenzi con Il paese del sesso selvaggio. Una trama ridotta all'osso per descrivere in chiave di avventura macabra lo scontro fra due facce opposte dell'umanità: da un lato quella civilizzata e moderna, dall'altro quella selvaggia e belluina. Il protagonista, messo di fronte all'urgenza di sopravvivere, catturato, umiliato e spogliato di ogni vestigia di umanità, non tarda a manifestare il proprio lato violento e ferino, parificandosi agli stessi carnefici: una sottotraccia che rimane accuratamente in secondo piano, nascosta dalle orribili aberrazioni presentate sullo schermo, in una profusione di torture e squartamenti che faranno la gioia degli appassionati del macabro e del weird, ma disgusteranno i non avvezzi. Nauseabondo. Sceneggiatura di Tito Carpi, Gianfranco Clerici e Renzo Genta; musiche di Ubaldo Continiello.
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