Una volpe a corte
Le roman de Renard
Durata
70
Formato
Regista
Una volpe continua a usare la sua astuzia per prendersi gioco degli altri animali. Questi decidono di denunciarlo al re, che cercherà di far tornare la pace nel regno ad ogni costo.
Il grande pioniere dell’animazione a passo uno Władysław Starewicz sceneggia e dirige il suo primo e unico lungometraggio insieme alla figlia Irène, che ne è anche la sceneggiatrice. Ormai da quasi due decenni trasferitosi in Francia, il regista sceglie di adattare un classico medievale d’oltralpe, dove gli animali, come nella migliore tradizione favolistica, rappresentano vizi e virtù umane. La tecnica è sublime e ha vinto la sfida del tempo, ma anche la scrittura è notevole, da passaggi in cui si raccontano le avventure da punti di vista diversi per mettere in dubbio la veridicità dei fatti narrati, al magnifico scontro conclusivo che reinterpreta coi pupazzi il meglio della comicità slapstick. La morale, poi, è di un cinismo inaspettato e moderno, dimostrandosi una satira impietosa dell’umanità al potere. Finale squisitamente metacinematografico, dove interviene direttamente la mano dell’animatore: ennesima chicca di un film imperdibile. In lavorazione per anni, vanta il record di primo lungometraggio interamente in stop-motion, e terzo lungometraggio sonoro d’animazione in assoluto, essendo stato distribuito pochi mesi prima del disneyano Biancaneve.
Il grande pioniere dell’animazione a passo uno Władysław Starewicz sceneggia e dirige il suo primo e unico lungometraggio insieme alla figlia Irène, che ne è anche la sceneggiatrice. Ormai da quasi due decenni trasferitosi in Francia, il regista sceglie di adattare un classico medievale d’oltralpe, dove gli animali, come nella migliore tradizione favolistica, rappresentano vizi e virtù umane. La tecnica è sublime e ha vinto la sfida del tempo, ma anche la scrittura è notevole, da passaggi in cui si raccontano le avventure da punti di vista diversi per mettere in dubbio la veridicità dei fatti narrati, al magnifico scontro conclusivo che reinterpreta coi pupazzi il meglio della comicità slapstick. La morale, poi, è di un cinismo inaspettato e moderno, dimostrandosi una satira impietosa dell’umanità al potere. Finale squisitamente metacinematografico, dove interviene direttamente la mano dell’animatore: ennesima chicca di un film imperdibile. In lavorazione per anni, vanta il record di primo lungometraggio interamente in stop-motion, e terzo lungometraggio sonoro d’animazione in assoluto, essendo stato distribuito pochi mesi prima del disneyano Biancaneve.