Colpo di stato

Le previsioni per le elezioni politiche del 1972 danno per sicura la vittoria della Democrazia Cristiana ma, durante lo spoglio, una macchina arrivata dall'America per il conteggio dei voti rivela che sono stati eletti i comunisti. Le reazioni da parte dei politici italiani e da quelli di America e URSS spingono a rivedere il risultato.

Il film critica il sistema politico giocandosi quasi tutte le sue carte sul versante satirico e si prende gioco di tutti i partiti indistintamente: dalla Democrazia Cristiana, attaccata alla poltrona e incapace di capire la richiesta di cambiamento da parte del popolo, a Rifondazione Comunista, troppo presa dal ruolo di oppositore per accettare di ricoprire incarichi governativi; anche se, tirando le somme e alla fine della fiera, appare evidente che le decisioni più rilevanti siano comunque riconducibili agli stati più potenti, rappresentanti dei due blocchi che spaccavano il mondo in due opposte macrofazioni. Il film di Salce adotta in parte, soprattutto nelle prime battute, uno stile documentaristico insolito e interessante, ma col passare dei minuti cede il passo a un impianto più tradizionale in cui trova agevolmente spazio una narrazione dalla vocazione fantapolitica. Agli spunti lodevoli non si accompagna, talvolta, una messa in scena all'altezza, producendo esiti confusi, poco organici e solo in parte pregnanti.