Il traditore
The Informer
Premi Principali
Oscar alla miglior regia 1936
Durata
91
Formato
Regista
Dublino, 1916. Il rivoluzionario Gypo Nolan (Victor McLaglen) vende all'esercito inglese l'amico Frankie (Wallace Ford): con il denaro ottenuto potrà finalmente partire per l'America con Katie (Margot Grahame). Ma Gypo non ha fatto i conti con il rimorso che lo tormenterà inesorabilmente.
Tra le diverse pellicole di Ford ambientate in Irlanda è il film, insieme a L'aratro e le stelle (1936), che affronta più direttamente il tema della lotta per l'indipendenza. Riadattando l'omonimo romanzo di Liam O'Flaherty (migliorandolo), il regista cala in questo contesto politico ricostruito con efficacia un racconto universale di peccato e sacrificio vissuto dal punto di vista di un moderno Giuda. Antieroe tragico che si muove tra le nebbie di una Dublino notturna e disperata, Gypo gronda tenerezza e umanità dal fisico ingombrante di McLaglen, caratterista feticcio di Ford finalmente alle prese con un ruolo da protagonista assoluto. Teatrale (perché collocato nelle unità di tempo, luogo e d'azione) ma splendidamente verista, vive di un'atmosfera tesa, una buona caratterizzazione dei personaggi e uno stile visivo molto influenzato dall'Espressionismo. Presentato alla terza Mostra di Venezia, ha vinto quattro Oscar: regia, attore protagonista, sceneggiatura originale (Dudley Nichols), colonna sonora (Max Steiner). Rifatto da Jules Dassin nel 1968 con Tradimento, che sposta la vicenda all'interno del movimento Black Power.
Tra le diverse pellicole di Ford ambientate in Irlanda è il film, insieme a L'aratro e le stelle (1936), che affronta più direttamente il tema della lotta per l'indipendenza. Riadattando l'omonimo romanzo di Liam O'Flaherty (migliorandolo), il regista cala in questo contesto politico ricostruito con efficacia un racconto universale di peccato e sacrificio vissuto dal punto di vista di un moderno Giuda. Antieroe tragico che si muove tra le nebbie di una Dublino notturna e disperata, Gypo gronda tenerezza e umanità dal fisico ingombrante di McLaglen, caratterista feticcio di Ford finalmente alle prese con un ruolo da protagonista assoluto. Teatrale (perché collocato nelle unità di tempo, luogo e d'azione) ma splendidamente verista, vive di un'atmosfera tesa, una buona caratterizzazione dei personaggi e uno stile visivo molto influenzato dall'Espressionismo. Presentato alla terza Mostra di Venezia, ha vinto quattro Oscar: regia, attore protagonista, sceneggiatura originale (Dudley Nichols), colonna sonora (Max Steiner). Rifatto da Jules Dassin nel 1968 con Tradimento, che sposta la vicenda all'interno del movimento Black Power.