Via col vento
Gone with the Wind
Dove vederlo
Sky Cinema Romance - 08/12 ore 14:05
Premi Principali
Oscar alla miglior attrice protagonista 1940
Oscar alla miglior regia 1940
Durata
238
Formato
Regista
Georgia, 1861. Rossella (Vivien Leigh), volubile e capricciosa figlia del latifondista Gerald O'Hara (Thomas Mitchell), attraversa con coraggio e incoscienza la Guerra di secessione americana: si innamorerà, non ricambiata, di Ashley Wilkes (Leslie Howard), fidanzato con la dolce Melania Hamilton (Olivia de Havilland), salverà dalla rovina la proprietà di famiglia distrutta dai nordisti, diverrà una donna d'affari cinica e indipendente e, dopo due matrimoni conclusi tragicamente, sposerà Rhett Butler (Clark Gable), spavaldo impostore che l'ama da una vita.
Classico e celeberrimo esempio di gigantismo produttivo targato made in Usa. Tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mitchell e diretto da Victor Fleming (anche se alla regia si avvicendarono anche Sam Wood e George Cukor, con più di un'ingerenza da parte del produttore David O. Selznick), il maestoso Via col vento mostra, attraverso lo sguardo cieco e in seguito sempre più consapevole della sua eroina, i drammi della guerra, rivisitata (non poco faziosamente) tramite il contrasto tra i brutali nordisti e gli schiavisti e “integerrimi” confederati del Sud. Retorica a fiumi e una banalizzazione storica a tratti fastidiosa, ma ciò che ammalia e ipnotizza, oggi come allora, è la modernità di una storia d'amore scevra da ogni cliché: l'estenuante corteggiamento, i giochi a rimpiattino e la sottile sfida psicologica tra Rhett e Rossella (sorta di femminista ante litteram) scatenano sentimenti quasi primordiali, che spingono all'inevitabile identificazione. Ridondante, eccessivo, fragoroso: un film entrato (di diritto o meno) nella storia del cinema e, per questo, imprescindibile. Sequenze di notevole impatto visivo (l'arrivo di Rossella alla stazione, in cui la macchina da presa scopre lentamente i tragici orrori bellici), battute da antologia («Frankly, my dear, I don't give a damn», tradotta in italiano con un assai meno incisivo «Francamente, me ne infischio») e scintillante fotografia di Ernest Haller e Ray Rennahan, premiata con l'Oscar. Altre sette statuette: miglior film, regia, attrice protagonista e non protagonista (Hattie McDaniel nel ruolo di Mammy), sceneggiatura (firmata da Sidney Howard con la collaborazione, non accreditata, di Oliver H. P. Garrett, Ben Hecht, Jo Swerling e John Van Druten), montaggio, scenografia.
Classico e celeberrimo esempio di gigantismo produttivo targato made in Usa. Tratto dall'omonimo romanzo di Margaret Mitchell e diretto da Victor Fleming (anche se alla regia si avvicendarono anche Sam Wood e George Cukor, con più di un'ingerenza da parte del produttore David O. Selznick), il maestoso Via col vento mostra, attraverso lo sguardo cieco e in seguito sempre più consapevole della sua eroina, i drammi della guerra, rivisitata (non poco faziosamente) tramite il contrasto tra i brutali nordisti e gli schiavisti e “integerrimi” confederati del Sud. Retorica a fiumi e una banalizzazione storica a tratti fastidiosa, ma ciò che ammalia e ipnotizza, oggi come allora, è la modernità di una storia d'amore scevra da ogni cliché: l'estenuante corteggiamento, i giochi a rimpiattino e la sottile sfida psicologica tra Rhett e Rossella (sorta di femminista ante litteram) scatenano sentimenti quasi primordiali, che spingono all'inevitabile identificazione. Ridondante, eccessivo, fragoroso: un film entrato (di diritto o meno) nella storia del cinema e, per questo, imprescindibile. Sequenze di notevole impatto visivo (l'arrivo di Rossella alla stazione, in cui la macchina da presa scopre lentamente i tragici orrori bellici), battute da antologia («Frankly, my dear, I don't give a damn», tradotta in italiano con un assai meno incisivo «Francamente, me ne infischio») e scintillante fotografia di Ernest Haller e Ray Rennahan, premiata con l'Oscar. Altre sette statuette: miglior film, regia, attrice protagonista e non protagonista (Hattie McDaniel nel ruolo di Mammy), sceneggiatura (firmata da Sidney Howard con la collaborazione, non accreditata, di Oliver H. P. Garrett, Ben Hecht, Jo Swerling e John Van Druten), montaggio, scenografia.