
Z – L'orgia del potere
Z
Premi Principali

Oscar al miglior film straniero 1970

Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 1969
Durata
127
Formato
Regista
In uno stato non ben specificato, un deputato socialista (Yves Montand) viene assassinato durante una manifestazione che degenera in violenza. Gli indizi lasciano presto spazio all'ipotesi di omicidio politico: sarà un giudice (Jean-Louis Trintignant), con l'aiuto di un reporter (Jacques Perrin), a scoprire la verità.
Terzo lungometraggio per Constantinos Gavras, in arte Costa-Gavras, che prosegue nella definizione di un cinema di impegno politico atto a denunciare le contraddizioni dei sistemi governativi. La sceneggiatura, firmata da Jorge Semprún e ispirata all'omonimo romanzo di Vasilīs Vasilikos, annulla ogni riferimento diretto alla contemporaneità (procedimento che tornerà nelle opere del regista: basti pensare al successivo Missing – Scomparso del 1982, dove ad essere sotto accusa era il colpo di stato cileno), eliminando persino i nomi ma alludendo (comunque esplicitamente) all'assassinio del deputato Gregory Lambrakis (1963) e puntando a una scoperta metafora delle derive dittatoriali (in particolare, ai governi militari anticomunisti che dominarono la Grecia tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta) caratteristiche di ogni (ri)ciclo storico. Il risultato è un potente atto d'accusa contro ogni forma di estremismo e degenerazione del Potere, compatto nella struttura (nonostante qualche perdonabile ridondanza stilistica) e non esente da tocchi ironici che aumentano lo straniamento. Cast in gran forma, trainato da un ottimo Jean-Louis Trintignant, che ottenne il premio come migliore attore al Festival di Cannes (dove il film vinse anche il Premio della giuria); Irene Papas è Hélène, Renato Salvatori è Yago. Due Oscar: miglior film straniero e montaggio (Françoise Bonnot).
Terzo lungometraggio per Constantinos Gavras, in arte Costa-Gavras, che prosegue nella definizione di un cinema di impegno politico atto a denunciare le contraddizioni dei sistemi governativi. La sceneggiatura, firmata da Jorge Semprún e ispirata all'omonimo romanzo di Vasilīs Vasilikos, annulla ogni riferimento diretto alla contemporaneità (procedimento che tornerà nelle opere del regista: basti pensare al successivo Missing – Scomparso del 1982, dove ad essere sotto accusa era il colpo di stato cileno), eliminando persino i nomi ma alludendo (comunque esplicitamente) all'assassinio del deputato Gregory Lambrakis (1963) e puntando a una scoperta metafora delle derive dittatoriali (in particolare, ai governi militari anticomunisti che dominarono la Grecia tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta) caratteristiche di ogni (ri)ciclo storico. Il risultato è un potente atto d'accusa contro ogni forma di estremismo e degenerazione del Potere, compatto nella struttura (nonostante qualche perdonabile ridondanza stilistica) e non esente da tocchi ironici che aumentano lo straniamento. Cast in gran forma, trainato da un ottimo Jean-Louis Trintignant, che ottenne il premio come migliore attore al Festival di Cannes (dove il film vinse anche il Premio della giuria); Irene Papas è Hélène, Renato Salvatori è Yago. Due Oscar: miglior film straniero e montaggio (Françoise Bonnot).