In un villaggio scozzese del XVIII secolo, la giovane Martha Gunt (Vira Silenti) viene perseguitata e condannata a morte poiché sospettata di stregoneria, in seguito a eventi inspiegabili in realtà causati dallo spirito della malvagia Fania (Hélène Chanel), giustiziata un secolo prima. Toccherà a Maciste (Kirk Morris) penetrare nelle viscere dell'inferno e affrontare il male. Arriva trainato da Ercole al centro della terra (1961) di Mario Bava questo singolare peplum che, con un effetto straniante e curioso, contamina i classici elementi del film d'avventura soprannaturale a elementi gotici (streghe e maledizioni). Pure se Maciste all'inferno non si discosta dall'artigianalità delle innumerevoli pellicole con protagonisti eroi forzuti, assai in voga tra gli anni Cinquanta e Sessanta, l'atmosfera cupa del viaggio infernale del protagonista crea un'apprezzabile suggestione grazie a un'ambientazione sufficientemente convincente ricreata presso le Grotte di Castellana, in provincia di Bari, che si trasforma in un girone infernale ricco di particolari, sulfureo e popolati di giganti, belve e anacronistici personaggi mitologici (come Prometeo, interpretato da Remo De Angelis). Freda si prende la libertà di un simpatico gioco citazionista, inserendo brevi sequenze tratte da altre pellicole per raccontare un flashback dell'eroe: gli affezionati al genere riconosceranno Maciste nella valle dei re(1960) di Carlo Campogalliani, Maciste nella terra dei ciclopi (1961) di Antonio Leonviola e Maciste alla corte del Gran Khan (1961) dello stesso Freda. Una pellicola convenzionale ed ingenua, conforme alla tipologia cinematografica di riferimento, ma in grado almeno d'intrattenere. Sceneggiato di Oreste Biancoli, Ennio De Concini e Piero Pierotti; musiche di Carlo Franci.