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L'orribile segreto del Dr. Hichcock
Durata
88
Formato
Regista
Londra, fine Ottocento. Il dottor Bernard Hichcock (Robert Flemyng) fa ritorno nella propria antica dimora assieme alla nuova consorte Cynthia (Barbara Steele) dodici anni dopo la scomparsa delle prima moglie Margherita (Maria Teresa Vianello). Inspiegabili rumori e apparizioni iniziano però a insospettire Cynthia, destinata a precipitare in un incubo senza fine.
Elegante e cupa commistione di elementi e atmosfere horror, L'orribile segreto del Dr. Hichcock cita in una voluta storpiatura Alfred Hitchcock, regista nume ispiratore del genere di riferimento. Efficace thriller, pur non marchiato dai crismi dell'originalità (in quanto rielaborazione di numerosi archetipi della tradizione gotica: una villa misteriosa, cripte, apparizioni spettrali e uno scienziato in odore di pazzia), il film osa nel toccare un tema difficilmente rappresentabile, quello della necrofilia, senza ricorrere a iperboli visive o scadere nel cattivo gusto, bensì instillando un'atmosfera serpeggiante e sottesa di perversione sessuale, mai esplicitata ma presente. La presenza di Barbara Steele, già coprotagonista de La maschera del demonio (capostipite italiano dell'horror diretto nel 1960 da Mario Bava), suggerisce e accentua il richiamo al tema del dualismo amore/morte, legato all'ossessione erotica che trascende il disfacimento fisico, qui ripreso con una valenza di deviazione mentale. Un efficace apparato visivo fatto di tinte oscure e cromatismi e un senso d'incertezza, inquietudine e ambivalenza fanno del film una visione macabra e avvolgente, seppur imperfetta e lievemente altalenante. Scritto da Ernesto Gastaldi; Riccardo Freda dirige con lo pseudonimo di Robert Hampton. Colonna sonora di Roman Vlad.
Elegante e cupa commistione di elementi e atmosfere horror, L'orribile segreto del Dr. Hichcock cita in una voluta storpiatura Alfred Hitchcock, regista nume ispiratore del genere di riferimento. Efficace thriller, pur non marchiato dai crismi dell'originalità (in quanto rielaborazione di numerosi archetipi della tradizione gotica: una villa misteriosa, cripte, apparizioni spettrali e uno scienziato in odore di pazzia), il film osa nel toccare un tema difficilmente rappresentabile, quello della necrofilia, senza ricorrere a iperboli visive o scadere nel cattivo gusto, bensì instillando un'atmosfera serpeggiante e sottesa di perversione sessuale, mai esplicitata ma presente. La presenza di Barbara Steele, già coprotagonista de La maschera del demonio (capostipite italiano dell'horror diretto nel 1960 da Mario Bava), suggerisce e accentua il richiamo al tema del dualismo amore/morte, legato all'ossessione erotica che trascende il disfacimento fisico, qui ripreso con una valenza di deviazione mentale. Un efficace apparato visivo fatto di tinte oscure e cromatismi e un senso d'incertezza, inquietudine e ambivalenza fanno del film una visione macabra e avvolgente, seppur imperfetta e lievemente altalenante. Scritto da Ernesto Gastaldi; Riccardo Freda dirige con lo pseudonimo di Robert Hampton. Colonna sonora di Roman Vlad.
