La pazza gioia
2016
Paesi
Italia, Francia
Generi
Drammatico, Commedia
Durata
116 min.
Formato
Colore
Regista
Paolo Virzì
Attori
Valeria Bruni Tedeschi
Micaela Ramazzotti
Anna Galiena
Bob Messini
Tommaso Ragno
Valentina Carnelutti
Marco Messeri
Marisa Borini
Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi), distinta signora dell'alta società abituata al lusso, è ospite nella campagna toscana a Villa Biondi, una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali. Eccentrica e ciarliera, traumatizzata da una doppia accusa di bancarotta fraudolenta, Beatrice si avvicina sempre più a Donatella (Micaela Ramazzotti), giovane tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto. Le due, diventate complici, si abbandonano alla pazza gioia di una fuga dall'istituto verso una effimera libertà.

Paolo Virzì, regista e sceneggiatore insieme a Francesca Archibugi, realizza un ritratto di umana fragilità in cui le due protagoniste devono fare i conti con le proprie idiosincrasie e con le loro (molteplici) difficoltà a rapportarsi con il mondo. Un quadro di sana follia in cui la pazzia assume contorni sfumati e i sentimenti più profondi vincono sulle meschinità. Un film stratificato, che però spesso fatica a far convivere tutte le proprie anime: parte come una commedia sul desiderio di evasione e giunge nelle secche del quadro sentimentale un po' banalotto. Straordinaria l'alchimia tra le due interpreti principali, con una elegantissima Valeria Bruni Tedeschi perfetta nelle sue strampalate (ma spesso calibrate) esternazioni e una Micaela Ramazzotti ben calata in un ruolo tutt'altro che semplice. La scrittura puntuale dei personaggi non lesina in dettagli e acute osservazioni su usi e costumi dell'Italia di oggi, ma lo sviluppo narrativo, con il passare dei minuti, diventa sempre più incerto e discontinuo, come dimostra l'affannosa ricerca del finale giusto. Molte intuizioni riuscite (l'ambientazione tra Livorno, Viareggio e Montecatini, la spensieratezza da road-movie alla ricerca di se stesse, la tenuta emotiva) ma anche parecchi scivoloni (la struttura fragile e frammentaria della seconda parte, l'approfondimento sul passato di Donatella condotto con flashback da fotoromanzo, la ricerca furbetta della lacrima). Una fiaba al femminile capace di far ridere ed emozionare, con pesanti lacune di sceneggiatura che compromettono il risultato finale. L'omaggio a Thelma & Louise (1991) c'è, ma passa abbastanza inosservato. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2016.
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