Gaetano Amendolia (Corrado Fortuna), detto "Tanino", è un aspirante filmmaker di Castelluzzo del Golfo in Sicilia: mentre discute col suo amico "no global", è distratto dalla bellissima Sally (Rachel McAdams), statunitense in viaggio in Italia. Tra i due scatta il colpo di fulmine, ma tutto finisce quando lei riparte. Con la scusa di riportare a Sally la videocamera dimenticata, Tanino arriverà negli States, patria dei suoi sogni d'amore e... di cinema.

Dopo aver raccontato la Toscana e l'isola di Ventotene (in Ferie d'agosto del 1996), Virzì fa un salto oltreoceanico in My name is Tanino, costruendo un ponte per immagini tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Una storia, almeno in apparenza, di più ampio respiro rispetto ai suoi lungometraggi precedenti che ricorda, nel lato di romanzo di formazione, Ovosodo (1997), film che ha lanciato l'autore livornese. Tanino è un puro che si sporca della dura realtà dei sentimenti, spostandosi dal piccolo paese al grande centro: un viaggio che arricchirà molto lui ma decisamente meno lo spettatore. Se la pellicola ha uno sprint iniziale divertente, tra maschere italoamericane e la discreta bravura di Fortuna, molto presto il film incespica rimanendo vittima di lungaggini, ripetizioni (il modo di Tanino di risolvere le situazioni) e di un andamento sempre più convenzionale e privo di mordente. Persino la regia di Virzì appare stanca e poco attenta a un'estetica cinematografica degna di tale nome.
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