Sabato sera, domenica mattina
Saturday Night and Sunday Morning
1960
Paese
Gran Bretagna
Genere
Drammatico
Durata
85 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Karel Reisz
Attori
Albert Finney
Rachel Roberts
Shirley Anne Field
Hylda Baker
Norman Rossington
Bryan Pringle
Robert Cawdron
A Nottingham, l'operaio sfaticato e donnaiolo Arthur Seaton (Albert Finney) passa la settimana a lavorare per poi poter uscire il sabato sera a bere. Arthur ha una relazione con Brenda (Rachel Roberts), moglie di un collega, ma finisce con l'innamorarsi di Doreen (Shirley Anne Field), ragazza ingenua e dai buoni principi che finirà con il cambiare radicalmente la vita del giovane spaccone, suo malgrado. Esordio alla regia per Karel Reisz e film capostipite, insieme a I giovani arrabbiati (1958) di Tony Richardson, del Free Cinema inglese. È proprio la libertà di approccio stilistico e di struttura narrativa il marchio distintivo di un film che, più che raccontare una storia, illustra un contesto sociale fatto di piccole meschinità quotidiane, di squallore e miseria e di piccole ambizioni di riscatto personale, come una semplice serata divertente e lontana dall'alienazione spersonalizzante del contesto lavorativo. La fotografia plumbea di Freddie Francis sottolinea il grigiore della periferia inglese cui il vitale edonista Arthur Seaton cerca di scampare in tutti i modi: un grigiore che coincide con la normalità di un ambiente familiare visto come uno spauracchio dal protagonista ma che pare inevitabile persino per lui. Il titolo sottolinea il contrasto tra i sogni di libertà, le aspirazioni disinibite, gli eccessi del sabato sera e l'ordinarietà sonnacchiosa e castrante della domenica mattina, ovvero il duro ritorno alla realtà di tutti i giorni in cui fare i conti con le proprie disillusioni. Al di là della forza espressiva della messa in scena, il film colpisce e rimane scolpito nella memoria grazie ai dialoghi brillanti, al ritmo sostenuto della sceneggiatura di Alan Sillitoe (autore dell'omonimo romanzo da cui il lungometraggio di Reisz è tratto) e alla strepitosa prova di un Albert Finney poco più che esordiente, ironico e scorbutico sognatore, proletario inquieto e tutto sommato superficiale che lotta per rivendicare la propria libertà di essere conformista, pur consapevole di essere destinato alla sconfitta. Un grandissimo film, di cui in troppi si sono dimenticati.
Maximal Interjector
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