La giovane Edna Spalding (Sally Field) rimane improvvisamente vedova dopo la morte del marito sceriffo per mano di un ragazzo di colore ubriaco. Costretta a provvedere da sola ai bisogni della famiglia, s'imbatte nell'impresa di trasformare la sua tenuta in una fiorente piantagione di cotone: ad aiutare la donna ci penserà Moses (Danny Glover), abile bracciante, il quale però sarà al centro di un aspro conflitto razziale alimentato dall'invidia della società.

Le stagioni del cuore, se preso per quello che promette (ovvero un prodotto di buoni sentimenti, che parla del problema razziale con discreta forza ed è pensato per il grande pubblico), è un lungometraggio riuscito e quasi impeccabile nella sua struttura drammaturgica adatta a tutte le fasce di spettatori. Robert Benton appare perfettamente a suo agio con storie di questo genere; in più, l'ambientazione è quella del suo amato Texas e il ritratto non può che essere affettuoso dal punto di vista strettamente visivo. Servendosi ancora una volta della notevole fotografia di Néstor Almendros, il regista mette in scena un dramma denso, corposo e lineare, che incappa soltanto in alcuni momenti eccessivamente retorici, studiati a tavolino e un po' prevedibili. Ma, se non si hanno troppe pretese, si coglie facilmente che il film fa bene il suo dovere. Candidato a sette premi Oscar, valse a Benton la seconda statuetta per la migliore sceneggiatura (dopo quella vinta per Kramer contro Kramer, 1979), nonché il riconoscimento dell'Academy a Sally Field per la sua intensa interpretazione. Musiche di John Kander.