Pietro

Germi

14 settembre 1914, Genova — 5 dicembre 1974, Roma
Premi Principali
Palma d’oro al Festival di Cannes 1966
Oscar alla miglior sceneggiatura originale 1963
Regista, sceneggiatore, attore e produttore italiano. Dopo essersi dedicato a film drammatici, nell’età matura della propria produzione artistica si interessa alla commedia e realizza film dalla forte componente satirica e umoristica, che fa il paio con la sua precedente vocazione sociale e politica. Tra i suoi primi lavori spiccano In nome della legge (1949), Il cammino della speranza (1950), Gran premio della giuria al Festival di Berlino l’anno successivo, e Il brigante di Tacca del Lupo (1952), ma anche Il ferroviere (1956), L’uomo di paglia (1958) e Un maledetto imbroglio (1959). Il successo internazionale arriva con Divorzio all’italiana (1961), commedia graffiante e grottesca dai tratti acidi ed esilaranti, d’ambientazione siciliana e con nel cast un memorabile Marcello Mastroianni nei panni del barone Fefè e una giovanissima Stefania Sandrelli. Il film vince il Prix de la meilleure comédie alla 15esima edizione del Festival di Cannes e l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale nel 1963 e ottiene anche le nomination a Mastroianni come miglior attore e quelle per miglior regia, miglior soggetto e miglior sceneggiatura originale. Il titolo, oltretutto, ispira la celebre definizione di “commedia all’italiana”. A dispetto delle sue origini genovesi Germi racconta molto spesso i meridionali, come nel successivo Sedotta e abbandonata (1964), dove riprende il tema dell’onore siciliano, ritrova la Sandrelli e fa vincere a Saro Urzì il premio a Cannes come miglior attore. Gira in seguito Signore & signori (1965) con Virna Lisi e Gastone Moschin, ambientato in una cittadina veneta e girato a Treviso, Palma d’oro al Festival di Cannes ex aequo con Un uomo, una donna (Un homme et une femme, 1966) di Claude Lelouch (presidente di giuria, in quell’edizione, è Sophia Loren). Dirige poi Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli ne L’immorale (1967), ispirato, con buona probabilità, alle vicende personali di Vittorio De Sica. Un anno dopo realizza Serafino con Adriano Celentano nei panni di un pastore abruzzese, ottimo successo di pubblico. La malattia gli impedisce di lavorare ad Amici miei (1975), che cede all’amico Mario Monicelli. Il suo ultimo film rimane Alfredo, Alfredo (1972), con Dustin Hoffmann e la sua musa di sempre Stefania Sandrelli.
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