Le castagne sono buone
Durata
108
Formato
Regista
Regista televisivo e instancabile donnaiolo, Luigi Vivarelli (Gianni Morandi) conosce durante le riprese di una trasmissione la bella Carla (Stefania Casini), studentessa di architettura semplice e piuttosto inibita. L'attrazione tra i due non sembra sufficiente per superare l'incompatibilità tra due caratteri così diversi. Ma il tempo e la reciproca dedizione riusciranno a rendere Carla meno ingenua e Luigi più affettuoso e meno superficiale.
Una commedia romantica decisamente incolore in cui l'ostentato buonismo (la volontà di trovare qualcosa da salvare in ciascun individuo) e il richiamo a valori tradizionali (la bontà delle castagne come simbolo di un'innocenza perduta) appesantiscono ulteriormente una narrazione già di per sé programmatica e sfilacciata. A sorprendere maggiormente comunque è la sciatteria della confezione, tra linee di dialogo improbabili, scelte di regia approssimative e recitazione a dir poco scadente a cominciare da un Gianni Morandi ingessato e fuori luogo in una sorta di parodia involontaria del suo ruolo da bravo ragazzo che ne ha fatto la fortuna cinematografica. Noioso, ripetitivo e privo di mordente, il film è un apologo sentimentale di sconfortante pochezza, drammaticamente depotenziato della sagacia e dello sguardo ironico, brillante e amaro sul presente che ha sempre contraddistinto la produzione del regista: il risultato è un trascurabile romanzetto rosa senza arte né parte.
Una commedia romantica decisamente incolore in cui l'ostentato buonismo (la volontà di trovare qualcosa da salvare in ciascun individuo) e il richiamo a valori tradizionali (la bontà delle castagne come simbolo di un'innocenza perduta) appesantiscono ulteriormente una narrazione già di per sé programmatica e sfilacciata. A sorprendere maggiormente comunque è la sciatteria della confezione, tra linee di dialogo improbabili, scelte di regia approssimative e recitazione a dir poco scadente a cominciare da un Gianni Morandi ingessato e fuori luogo in una sorta di parodia involontaria del suo ruolo da bravo ragazzo che ne ha fatto la fortuna cinematografica. Noioso, ripetitivo e privo di mordente, il film è un apologo sentimentale di sconfortante pochezza, drammaticamente depotenziato della sagacia e dello sguardo ironico, brillante e amaro sul presente che ha sempre contraddistinto la produzione del regista: il risultato è un trascurabile romanzetto rosa senza arte né parte.