Invaghita del trentenne Gino (Pierre Brice), la giovanissima Silvana (Laura Vivaldi) tenta disperatamente di suscitarne l'interesse. Impegnata in continui pedinamenti, sorprende l'uomo mentre esce da una casa in cui si è consumato un omicidio: tenterà di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, con tragiche conseguenze.

Interessante esordio al lungometraggio per Damiano Damiani (anche sceneggiatore con Cesare Zavattini), che dirige un dramma a sfondo giallo dalle forti connotazioni sociologiche. Più che l'intrigo al centro della narrazione (l'assassinio di una prostituta e le presunte responsabilità dello sgradevole Gino), a emergere prepotenti sono i risvolti ambigui e torbidi (il sentimento di una tredicenne nei confronti di un uomo che ha più del doppio dei suoi anni), condotti comunque senza la minima morbosità, oltre che l'analisi delle ipocrisie tipicamente italiche: nessuno è disposto a credere alla testimonianza di Silvana, giudicata inadeguata alla morale dell'epoca e spinta alla disperazione a causa dell'esclusione e dell'isolamento. Lo sviluppo denota qualche incoerenza e alcune approssimazioni di troppo, ma Damiani dimostra mano sapiente, confezionando un'opera prima tutt'altro che banale. Notevole performance di Pietro Germi nel ruolo del commissario Fioresi; Giorgia Moll è Lorella Severano. Musiche di Giovanni Fusco, fotografia di Pier Ludovico Pavoni.
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