Storia di un fantasma

Dopo essere rimasto vittima di un incidente automobilistico, un uomo (Casey Affleck) torna come fantasma nella casa in cui ha abitato, provando a trovare una nuova connessione con la sua amata compagna (Rooney Mara).

Non manca certo di sorprendere David Lowery, regista del Wisconsin, che, dopo il disneyano Il drago invisibile (2016), firma un lungometraggio orgogliosamente indipendente, che ha diretto, sceneggiato e montato. Tornato a lavorare con Casey Affleck e Rooney Mara (coppia di attori che aveva già scelto nel 2013 per Senza santi in Paradiso), Lowery punta in altissimo con una pellicola che parla in maniera originale dell’elaborazione del lutto, dell’universo dei fantasmi e della ciclicità dell’esistenza. Le prime battute colpiscono davvero nel segno, ma a lungo andare alcune scelte registiche che apparivano affascinanti inizialmente (la staticità con cui viene ripresa Rooney Mara mentre mangia una torta, ad esempio) tendono a risultare un po’ furbe, così come alcuni messaggi di fondo che Lowery lancia in alcuni passaggi (il lungo dialogo sulla fine dell’umanità che avviene circa a metà del film). Un'opera che funziona più a segmenti che nel suo disegno complessivo, capace di offrire numerose suggestioni, alcune di grande effetto visionario, altre più banali ma, in ogni caso, funzionali. Resta il rammarico per alcune scelte ambiziose rimaste notevoli solo sulla carta e qualche spunto non adeguatamente approfondito, come il passaggio del tempo, in primis. Dal punto di vista formale, rimane un lungometraggio affascinante e ricco di stimoli, vittima però di un certo autocompiacimento pronto a cavalcare visivamente le mode del momento (Instagram, soprattutto). Resta un prodotto diverso da tutti gli altri del genere, comunque da vedere, sicuramente spiazzante ma meno spontaneo di quanto vorrebbe apparire a prima vista.