Passeggiate allegramente!
Hogaraka ni ayume
Durata
95
Formato
Regista
Kenji Koyama (Minoru Takada) è un criminale da quattro soldi che si fa fiancheggiare dai suoi amici, tra cui la sua ragazza, Chieko (Satoko Date). Quando Kenji si innamora di un'altra, Chieko non esiterà a mettere in atto la sua vendetta, spostando in maniera definitiva gli equilibri della gang e compromettendoli forse per sempre.
Ozu, fedelmente a una prassi consolidata dei primordi della sua carriera, continua a rifarsi a modelli esterofili (nella fattispecie americani), muovendo, stavolta, da un racconto riconducibile alla paternità del regista Hiroshi Shimizu. Il Giappone, a livello di immaginario e di atmosfere, è decisamente lontano, e il regista nipponico preferisce pescare a piene mani nel poliziesco a stelle e strisce e soprattutto nei codici del gangster movie, i cui schemi vengono ripercorsi con consapevole abnegazione. Il cinema di Ozu è ancora muto e la passione elementare per le azioni, le pulsioni e i sentimenti dei suoi personaggi, oltre che per i meccanismi puri e semplici della scrittura cinematografica, preservano una sincerità vitale e a tratti coinvolgente: l'insieme è ancora piuttosto derivativo e didascalico, con sottolineature psicologiche forse troppo marcate per un cineasta altrove lieve come pochissimi altri artisti mai esistiti, ma non si può negare il gusto e il talento di un autore già avviato verso la maturità. Il titolo ha un valore prettamente antifrastico rispetto alle vicende narrate.
Ozu, fedelmente a una prassi consolidata dei primordi della sua carriera, continua a rifarsi a modelli esterofili (nella fattispecie americani), muovendo, stavolta, da un racconto riconducibile alla paternità del regista Hiroshi Shimizu. Il Giappone, a livello di immaginario e di atmosfere, è decisamente lontano, e il regista nipponico preferisce pescare a piene mani nel poliziesco a stelle e strisce e soprattutto nei codici del gangster movie, i cui schemi vengono ripercorsi con consapevole abnegazione. Il cinema di Ozu è ancora muto e la passione elementare per le azioni, le pulsioni e i sentimenti dei suoi personaggi, oltre che per i meccanismi puri e semplici della scrittura cinematografica, preservano una sincerità vitale e a tratti coinvolgente: l'insieme è ancora piuttosto derivativo e didascalico, con sottolineature psicologiche forse troppo marcate per un cineasta altrove lieve come pochissimi altri artisti mai esistiti, ma non si può negare il gusto e il talento di un autore già avviato verso la maturità. Il titolo ha un valore prettamente antifrastico rispetto alle vicende narrate.