Qualcuno volò sul nido del cuculo

One Flew Over the Cuckoo's Nest

Premi Principali

Oscar alla miglior regia 1976

Golden Globe alla miglior regia 1976

Golden Globe al miglior attore in un film drammatico 1976

Oscar al miglior attore protagonista 1976

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

133

Formato

Regista

In seguito ad alcune intemperanze, Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson) viene ricoverato in un ospedale psichiatrico per essere valutato: ribelle e irriverente, non è affetto da alcuna patologia e anzi, dopo un iniziale periodo di insofferenza, aiuta gli altri degenti ad affermarsi come individui, seppure con metodi poco ortodossi. Il suo particolare umanesimo gli attirerà l'odio della capo-infermiera Ratched (Louise Fletcher), severa e sadica, per la quale i pazienti non sono altro che oggetti.

Tratto dall'omonimo romanzo di Ken Kesey, che narra dell'esperienza volontaria dell'autore in un centro per veterani di guerra, Qualcuno volò sul nido del cuculo è uno dei più toccanti e sconvolgenti film sulla malattia mentale e sulla realtà aberrante dei manicomi negli anni Settanta, quando pratiche barbare come elettroshock e lobotomia erano considerate di ordinaria amministrazione. Dosando perfettamente gli ingredienti, con un'alternanza di furore, goliardia e tragedia di raro equilibrio, il racconto di McMurphy e compagni è una testimonianza di umanità vibrante, disperata eppure splendida, un novello Freaks (1932) per cui è impossibile non provare un commosso turbamento. Memorabile la performance dell'istrionico Nicholson, ottimamente supportato da un cast corale fatto di personaggi iconici, come il tenerissimo Billy (Brad Dourif) o l'autistico Martini (DannyDeVito), sui quali troneggia il gigantesco, silenzioso Grande Capo Bromden (Will Sampson) e ai quali si oppone, con disumana crudeltà, la terrificante Ratched (Louise Fletcher, bravissima). Quasi interamente ambientato all'interno della claustrofobica struttura, è un inno alla vita degli ultimi e contemporaneamente un duro attacco a un sistema dimentico dei suoi figli più sfortunati, considerati alla stregua di pesi da cui liberarsi e non di fratelli da aiutare. Ma è anche, specialmente nell'antologico finale (citato persino in un episodio de I Simpson), un acutissimo grido di libertà. Cinque meritati premi Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista (Nicholson), miglior attrice protagonista (Fletcher) e miglior sceneggiatura non originale (Lawrence Hauben e Bo Goldman).
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