Agata e la tempesta
Durata
125
Formato
Regista
Agata (Licia Maglietta) è una donna colta e strampalata che, spaventata dal rapporto con Nico (Claudio Santamaria), decide di raggiungere suo fratello Gustavo (Emilio Solfrizzi) che sta attraversando un momento di crisi. L'uomo è stato avvisato dal fratellastro Romeo (Giuseppe Battiston) di essere stato adottato e la notizia ha messo in discussione tutte le sue certezze.
Soldini torna alla commedia agrodolce, riprendendo la formula del suo successo Pane e tulipani (1999). Pur mantenendo la freschezza e l'originalità dettata dalla vena surreale, la trama manca della semplicità e della compattezza della commedia precedente, affidandosi essenzialmente a un cast azzeccato per portare a casa il risultato senza troppo sforzo. Torna la brava Licia Maglietta, ancora nei panni della protagonista in crisi esistenziale e, insieme a lei, c'è nuovamente Giuseppe Battiston, che si conferma a buoni livelli. La fotografia mantiene colori brillanti, che evidenziano la sensazione di leggerezza e vivacità del lungometraggio, ma non cancella la sensazione di una stucchevole e colorata sterilità. Il film si perde più punti, alle prese con troppe sottotrame e troppi personaggi, alcuni dei quali rimangono, purtroppo, solo abbozzati e non sufficientemente motivati nel quadro della narrazione. Soldini segue lo scorrere della storia puntando su una regia attenta e consapevole, giocando ad esempio con i rumori e anticipando attraverso un uso consapevole del sonoro quello che si vedrà da lì a poco. Un approccio che di sicuro contribuisce a una certa gradevolezza dell'opera ma non cancella i limiti presenti.
Soldini torna alla commedia agrodolce, riprendendo la formula del suo successo Pane e tulipani (1999). Pur mantenendo la freschezza e l'originalità dettata dalla vena surreale, la trama manca della semplicità e della compattezza della commedia precedente, affidandosi essenzialmente a un cast azzeccato per portare a casa il risultato senza troppo sforzo. Torna la brava Licia Maglietta, ancora nei panni della protagonista in crisi esistenziale e, insieme a lei, c'è nuovamente Giuseppe Battiston, che si conferma a buoni livelli. La fotografia mantiene colori brillanti, che evidenziano la sensazione di leggerezza e vivacità del lungometraggio, ma non cancella la sensazione di una stucchevole e colorata sterilità. Il film si perde più punti, alle prese con troppe sottotrame e troppi personaggi, alcuni dei quali rimangono, purtroppo, solo abbozzati e non sufficientemente motivati nel quadro della narrazione. Soldini segue lo scorrere della storia puntando su una regia attenta e consapevole, giocando ad esempio con i rumori e anticipando attraverso un uso consapevole del sonoro quello che si vedrà da lì a poco. Un approccio che di sicuro contribuisce a una certa gradevolezza dell'opera ma non cancella i limiti presenti.