
Peterloo
Peterloo
Durata
154
Formato
Regista
Un ritratto epico degli eventi che circondano il famigerato massacro di Peterloo del 1819, quando un pacifico raduno pro-democratico al St. Peter's Field di Manchester si trasformò in uno degli episodi più sanguinosi e più noti della storia britannica.
Il massacro ha visto le forze del governo britannico scagliarsi contro una folla di oltre 600 persone, che si era radunata per chiedere riforme politiche e protestare contro l'aumento dei livelli di povertà, è il cuore del film del grande regista britannico Mike Leigh, che ci ha lavorato a lungo e con una minuziosità notevole nelle ricerche e nella documentazione storica. Il cineasta inglese costruisce intorno a quest’evento (la cui denominazione è un evidente riferimento alla Waterloo napoleonica) un fitto ed elegantissimo film d’epoca che unisce lo splendore pittorico e figurativo, da cui Leigh già veniva col suo ultimo film. Turner (2015), a una messa in scena fortemente dialogica, in cui gli scambi di battute sono tesi a delineare il complesso affresco di un’epoca di moti popolari, illuminati dal balugino nitido eppure doloroso della Rivoluzione Francese. L’eleganza formale è indubbia e ineccepibile, così come la profondità del copione e i suoi mille risvolti sociali, intimi, epici, civili, perfino femministi, ben esemplificati da alcune riunioni di carboneria. L’incandescenza del messaggio - la presa di coscienza dell’umanità alle pendici di un potere sazio e immemore, crudele e gaglioffo - si perde tuttavia un po’ nei mille rivoli di senso della sceneggiatura, qua e là bolsa e senz’altro diluita nel corso delle due ore e mezza abbondanti di durata. Innegabile, tuttavia, la portata di un’operazione di grandissima classe e risonanza formale, che pur con i suoi lievi limiti ribadisce il primato di Mike Leigh come massimo regista vivente del Regno Unito, ancorato in questo caso a vizi e virtù di un’umanità varia e resistente, fatta di amore, integrità, cura e impegno contro il potere, la corruzione, l’avidità e il cinismo, come ribadisce il regista stesso parlando del film. Echi così forti da arrivare, nitidi e urgenti, fino ai complessi e frastagliati scenari politici globali dei giorni nostri. Il massacro di Peterloo è stato un momento decisivo nella democrazia britannica, bagnato dal faro commovente della speranza oltre ogni fatale distruzione, e ha anche avuto un ruolo significativo e preminente nella fondazione del quotidiano «The Guardian». Presentato in Concorso a Venezia 75.
Il massacro ha visto le forze del governo britannico scagliarsi contro una folla di oltre 600 persone, che si era radunata per chiedere riforme politiche e protestare contro l'aumento dei livelli di povertà, è il cuore del film del grande regista britannico Mike Leigh, che ci ha lavorato a lungo e con una minuziosità notevole nelle ricerche e nella documentazione storica. Il cineasta inglese costruisce intorno a quest’evento (la cui denominazione è un evidente riferimento alla Waterloo napoleonica) un fitto ed elegantissimo film d’epoca che unisce lo splendore pittorico e figurativo, da cui Leigh già veniva col suo ultimo film. Turner (2015), a una messa in scena fortemente dialogica, in cui gli scambi di battute sono tesi a delineare il complesso affresco di un’epoca di moti popolari, illuminati dal balugino nitido eppure doloroso della Rivoluzione Francese. L’eleganza formale è indubbia e ineccepibile, così come la profondità del copione e i suoi mille risvolti sociali, intimi, epici, civili, perfino femministi, ben esemplificati da alcune riunioni di carboneria. L’incandescenza del messaggio - la presa di coscienza dell’umanità alle pendici di un potere sazio e immemore, crudele e gaglioffo - si perde tuttavia un po’ nei mille rivoli di senso della sceneggiatura, qua e là bolsa e senz’altro diluita nel corso delle due ore e mezza abbondanti di durata. Innegabile, tuttavia, la portata di un’operazione di grandissima classe e risonanza formale, che pur con i suoi lievi limiti ribadisce il primato di Mike Leigh come massimo regista vivente del Regno Unito, ancorato in questo caso a vizi e virtù di un’umanità varia e resistente, fatta di amore, integrità, cura e impegno contro il potere, la corruzione, l’avidità e il cinismo, come ribadisce il regista stesso parlando del film. Echi così forti da arrivare, nitidi e urgenti, fino ai complessi e frastagliati scenari politici globali dei giorni nostri. Il massacro di Peterloo è stato un momento decisivo nella democrazia britannica, bagnato dal faro commovente della speranza oltre ogni fatale distruzione, e ha anche avuto un ruolo significativo e preminente nella fondazione del quotidiano «The Guardian». Presentato in Concorso a Venezia 75.