
Mignon è partita
Durata
96
Formato
Regista
Mignon (Céline Beauvallet), ricca e altezzosa quindicenne parigina, viene mandata a Roma, a casa della famiglia di suo zio, durante un processo in cui è imputato suo padre. La ragazza fatica a integrarsi, ma si avvicina sempre più a Giorgio (Leonardo Ruta), un tredicenne brillante appassionato di letteratura e latino che, pur innamorandosi di lei, è troppo timido per dichiararsi.
Film d'esordio di Francesca Archibugi, Mignon è partita offre un interessante scorcio sulla difficoltà di crescere e sull'importanza di “spiccare il volo”. La regista si distacca da uno sguardo nostalgico verso la bellezza dell'adolescenza, tipico del mondo degli adulti, e adotta una visione più simile a quella di chi sta vivendo i problemi e le contraddizioni inevitabili di questo periodo della vita. La macchina da presa pone attenzione ai giochi di sguardi, ai dettagli e, con movimenti ariosi, segue le vicende della famiglia dipingendo con attenzione il carattere di Mignon e Giorgio, ma anche della madre, una splendida e svanita Stefania Sandrelli. Si respira la quotidianità della vita familiare, con il suo carico di problemi, in cui i genitori sembrano incapaci di accettare l'inevitabile crescita dei figli. Il risultato è una pellicola onesta e delicata, a tratti superficiale ma sempre sincera. Premio per la miglior regista esordiente al Festival di San Sebastián.
Film d'esordio di Francesca Archibugi, Mignon è partita offre un interessante scorcio sulla difficoltà di crescere e sull'importanza di “spiccare il volo”. La regista si distacca da uno sguardo nostalgico verso la bellezza dell'adolescenza, tipico del mondo degli adulti, e adotta una visione più simile a quella di chi sta vivendo i problemi e le contraddizioni inevitabili di questo periodo della vita. La macchina da presa pone attenzione ai giochi di sguardi, ai dettagli e, con movimenti ariosi, segue le vicende della famiglia dipingendo con attenzione il carattere di Mignon e Giorgio, ma anche della madre, una splendida e svanita Stefania Sandrelli. Si respira la quotidianità della vita familiare, con il suo carico di problemi, in cui i genitori sembrano incapaci di accettare l'inevitabile crescita dei figli. Il risultato è una pellicola onesta e delicata, a tratti superficiale ma sempre sincera. Premio per la miglior regista esordiente al Festival di San Sebastián.