Alle cinque della sera

Panj é asr

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105

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Nell'Afghanistan appena liberato dal regime talebano, la vita è ancora durissima, soprattutto per le donne che pure cercano di emanciparsi dal burqa e da tradizioni dure a morire. Nogreh (Agheleh Rezaie) frequenta la scuola nonostante il parere contrario del padre integralista (Abdolgani Yousefrazi) e sogna addirittura di diventare il primo Presidente donna del Paese.

Al suo terzo lungometraggio, Samira Makhmalbaf sembra riprendere le fila del discorso avviato dal padre cineasta Mohsen nel suo Viaggio a Kandahar (2001). Là si denunciava il dramma delle donne afghane sotto la dittatura, qui si riflette sul post e sui primi barlumi di cambiamento (tutti al femminile), destinati purtroppo a restare un'utopia, a soffiare nel vento come i versi di Federico Garcia Lorca sussurrati al nulla del deserto. Sceneggiato dalla regista a partire da uno scritto di Makhmalbaf padre, è un film troppo schematico e fin scolastico dal punto di vista narrativo, ma comunque dotato di una grande forza visiva. Come i registi neorealisti, Samira riesce a tirare fuori interpretazioni incredibilmente autentiche dal suo gruppetto di attori non professionisti. Ha vinto il Premio della Giuria al 56º Festival di Cannes. Sulla difficile lavorazione del film (il primo filmato a Kabul dopo la caduta dei talebani) esiste un documentario girato dalla sorella Hana Makhmalbaf, Joy of Madness (2003).
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