Un castello in Italia
Un château en Italie
Durata
104
Formato
Regista
Louise (Valeria Bruni Tedeschi) è una donna insicura e tormentata che appartiene a una famiglia di industriali italiani in piena decadenza. L'incontro con Nathan (Louis Garrel), un giovane attore francese, le restituisce (forse) speranza per il futuro.
Il problema più grave di Un castello in Italia è che Valeria Bruni Tedeschi – qui al suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa – non riesce mai a trovare il giusto equilibrio tra i registri. Si passa dal drammatico al grottesco, ma si perde sempre coerenza e si finisce per non approfondire alcunché. I limiti (enormi) partono ad una sceneggiatura grossolana e proseguono con una regia artificiosa e fine a se stessa, eccessivamente autocompiaciuta e costruita a tavolino. Come se non bastasse, il cast è svogliato e inadeguato: si salva soltanto Marisa Borini, mamma della regista nella vita reale e del suo personaggio all'interno del film. Presentato incredibilmente in concorso al Festival di Cannes.
Il problema più grave di Un castello in Italia è che Valeria Bruni Tedeschi – qui al suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa – non riesce mai a trovare il giusto equilibrio tra i registri. Si passa dal drammatico al grottesco, ma si perde sempre coerenza e si finisce per non approfondire alcunché. I limiti (enormi) partono ad una sceneggiatura grossolana e proseguono con una regia artificiosa e fine a se stessa, eccessivamente autocompiaciuta e costruita a tavolino. Come se non bastasse, il cast è svogliato e inadeguato: si salva soltanto Marisa Borini, mamma della regista nella vita reale e del suo personaggio all'interno del film. Presentato incredibilmente in concorso al Festival di Cannes.