I cacciatori
Oi kynigoi
Durata
160
Formato
Regista
Il giorno di capodanno del 1977, un gruppo di cacciatori scopre il cadavere di un militante comunista risalente alla guerra civile di trent'anni prima, ma perfettamente conservato e sanguinante. Durante gli interrogatori della polizia, tutti i presenti scopriranno di essere stati responsabili della sua morte.
Terzo film della cosiddetta trilogia della Grecia dopo I giorni del '36 (1972) e La recita (1975), I cacciatori affronta gli scheletri nell'armadio di una nazione da pochissimo uscita dal regime dei colonnelli. Attraverso una messa a punto di tutti gli espedienti formali maturati in precedenza, in special modo ne La recita, il film assurge ad allegoria perfetta della coscienza di un paese, imputato presso il tribunale della Storia, all'alba dell'ultima liberazione e del ritorno alla democrazia. Tempo e spazio finiscono per coincidere fino ad annullarsi, in un flusso continuo che non ha più confini e margini. I movimenti di macchina – che coincidono con la scansione del tempo – consentono anche uno slittamento spaziale, a tal punto da far coincidere su un unico piano dimensionale diversi luoghi e diverse temporalità, come se fossimo dentro a un cambio scena di matrice teatrale. Il cinema di Angelopoulos è così sempre più vicino ai concetti fondanti del teatro, trascendendoli nella forma cinematografica, ampliandone le potenziali espressive, storiche, letterarie, toccando l'universale. Ne consegue un film complesso eppure chiaro nel suo darsi allo spettatore, che si sente lui stesso posto al cospetto del tribunale della Storia, chiamato a rendere conto delle proprie responsabilità, dirette, indirette, vecchie e nuove. Il passato si fa presente e si universalizza: a poco servirà seppellire nuovamente il cadavere e continuare come se nulla fosse successo; esso sarà sempre lì a esigere un credito, e a chiederci di rendere conto di ciò che è stato, degli orrori, della morte, dell'indifferenza.
Terzo film della cosiddetta trilogia della Grecia dopo I giorni del '36 (1972) e La recita (1975), I cacciatori affronta gli scheletri nell'armadio di una nazione da pochissimo uscita dal regime dei colonnelli. Attraverso una messa a punto di tutti gli espedienti formali maturati in precedenza, in special modo ne La recita, il film assurge ad allegoria perfetta della coscienza di un paese, imputato presso il tribunale della Storia, all'alba dell'ultima liberazione e del ritorno alla democrazia. Tempo e spazio finiscono per coincidere fino ad annullarsi, in un flusso continuo che non ha più confini e margini. I movimenti di macchina – che coincidono con la scansione del tempo – consentono anche uno slittamento spaziale, a tal punto da far coincidere su un unico piano dimensionale diversi luoghi e diverse temporalità, come se fossimo dentro a un cambio scena di matrice teatrale. Il cinema di Angelopoulos è così sempre più vicino ai concetti fondanti del teatro, trascendendoli nella forma cinematografica, ampliandone le potenziali espressive, storiche, letterarie, toccando l'universale. Ne consegue un film complesso eppure chiaro nel suo darsi allo spettatore, che si sente lui stesso posto al cospetto del tribunale della Storia, chiamato a rendere conto delle proprie responsabilità, dirette, indirette, vecchie e nuove. Il passato si fa presente e si universalizza: a poco servirà seppellire nuovamente il cadavere e continuare come se nulla fosse successo; esso sarà sempre lì a esigere un credito, e a chiederci di rendere conto di ciò che è stato, degli orrori, della morte, dell'indifferenza.