Durante le riprese di un servizio al confine greco-albanese, il giovane reporter Alexander (Gregory Karr) pare riconoscere tra i profughi ripresi un noto scrittore e ministro greco (Marcello Mastroianni) scomparso tempo prima senza dare spiegazioni. Aiutato dalla moglie del politico (Jeanne Moreau), Alexander decide di indagare sulla vicenda.

Scritta da Angelopoulos, insieme a Tonino Guerra, Petros Markaris e Thanassis Valtinos, Il passo sospeso della cicogna è un'opera capace di intessere con sufficiente equilibrio la ricerca interiore dell'individuo con la tragicità della condizione umana legata a doppio filo con lo scorrere incessante della Storia, qui doppiamente presente con il dramma dei rifugiati e con la guerra dei Balcani. L'apparato lirico-visivo è però compassato, e Angelopoulos fatica a restituire uno sguardo tanto poetico quanto formalmente rigoroso sulla condizione dei profughi e dei rifugiati. Al solito, un cinema complesso sul piano filosofico ed esistenziale, che fa del concetto della frontiera un vero e proprio luogo dell'anima, tra individualità e Storia (efficace la scena del matrimonio al fiume). Troppo pedante e prolissa, però, per appassionare davvero. Presentato in concorso al 44° Festival di Cannes.
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