Ricostruzione di un delitto
Anaparastasi
Durata
100
Formato
Regista
Un uomo (Mihalis Fotopoulos) torna, dopo anni di assenza come migrante in Germania, dalla sua famiglia in un piccolo paese del nord della Grecia. La moglie (Toula Stathopoulou), d'accordo col suo amante (Yannis Totsikas), lo uccide. Nel mentre, la polizia cerca di ricostruire come sono andati veramente i fatti.
Spoglio ed essenziale, fotografato in un bianco e nero che intervalla forti contrasti con grigi più tenui, il film d'esordio di Theo Angelopoulos punta su una curiosa struttura narrativa, organizzata in un alternarsi di analessi e prolessi, in parallelo con l'indagine portata avanti dalla polizia. Lo spettatore si trova dunque a dover ricostruire, come la polizia, l'andamento dei fatti, pezzo dopo pezzo fino all'inquadratura finale che, nel chiudere il cerchio, nega la completa visione della verità. In sottofondo si scorge la storia greca contemporanea all'autore, la povertà e la solitudine dell'asfissiante condizione del piccolo paese di montagna, rinchiuso nel presente e privo di ogni prospettiva futura, in cui il delitto (di cui peraltro nessuno dei due omicida vuole prendersi realmente la responsabilità) porta a una lotta intestina all'interno del paese stesso, fino a farlo letteralmente impazzire. Ma, nonostante l'accattivante struttura drammaturgica, spesso la pellicola soffre la difficile gestione degli andirivieni temporali, tanto da rendere ostica non solo la comprensione della storia ma anche i temi portanti del film medesimo, sacrificati a una forma che il regista ellenico fa ancora fatica a gestire. Premio FIPRESCI al Festival di Berlino.
Spoglio ed essenziale, fotografato in un bianco e nero che intervalla forti contrasti con grigi più tenui, il film d'esordio di Theo Angelopoulos punta su una curiosa struttura narrativa, organizzata in un alternarsi di analessi e prolessi, in parallelo con l'indagine portata avanti dalla polizia. Lo spettatore si trova dunque a dover ricostruire, come la polizia, l'andamento dei fatti, pezzo dopo pezzo fino all'inquadratura finale che, nel chiudere il cerchio, nega la completa visione della verità. In sottofondo si scorge la storia greca contemporanea all'autore, la povertà e la solitudine dell'asfissiante condizione del piccolo paese di montagna, rinchiuso nel presente e privo di ogni prospettiva futura, in cui il delitto (di cui peraltro nessuno dei due omicida vuole prendersi realmente la responsabilità) porta a una lotta intestina all'interno del paese stesso, fino a farlo letteralmente impazzire. Ma, nonostante l'accattivante struttura drammaturgica, spesso la pellicola soffre la difficile gestione degli andirivieni temporali, tanto da rendere ostica non solo la comprensione della storia ma anche i temi portanti del film medesimo, sacrificati a una forma che il regista ellenico fa ancora fatica a gestire. Premio FIPRESCI al Festival di Berlino.