La polvere del tempo
Trilogia II: I skoni tou hronou
Durata
125
Formato
Regista
A. (Willem Dafoe), un regista greco, decide di recarsi a Roma per completare un film lasciato incompiuto anni prima, la cui storia verte sulla travagliata vita dei suoi genitori e dell'amore della madre Eleni (Irène Jacob) per due uomini, il marito Spyros (Michel Piccoli) e il compagno di prigionia Jacob (Bruno Ganz).
Secondo atto di una trilogia rimasta incompiuta per la morte del regista a causa di un incidente stradale, La polvere del tempo riprende parzialmente le tematiche (e alcuni significativi personaggi) sviluppati nel precedente La sorgente del fiume (2004), ribaltandone la prospettiva e passando da una narrazione in “tempo reale” a una narrazione “retrograda”, tra presente e flashback sul passato. Sullo sfondo, ancora una volta, corrono alcuni degli eventi più importanti del dopo guerra al di qua della cortina di ferro come la morte di Stalin e il passaggio a Kruscev. Ancorché coadiuvato da un cast di prim'ordine, Angelopoulos sembra non riuscire a cogliere quell'equilibrio importante tra la narrazione e il suo senso simbolico, sfiorando spesso l'artificiosità e la pretestuosità degli eventi narrati. Un cinema del tempo ormai stanco e privo del fascino delle grande opere del regista greco. Decisamente logoro l'espediente metacinematografico per raccontare i meccanismi e le raffinate suggestioni che vorrebbe trasmettere la pellicola. L'amore assoluto simboleggiato da Eleni si perde in un triangolo amoroso poco convincente e si ritrova solo nella parte finale nel rapporto con la nipotina. La conclusione è discreta, ma di certo non basta.
Secondo atto di una trilogia rimasta incompiuta per la morte del regista a causa di un incidente stradale, La polvere del tempo riprende parzialmente le tematiche (e alcuni significativi personaggi) sviluppati nel precedente La sorgente del fiume (2004), ribaltandone la prospettiva e passando da una narrazione in “tempo reale” a una narrazione “retrograda”, tra presente e flashback sul passato. Sullo sfondo, ancora una volta, corrono alcuni degli eventi più importanti del dopo guerra al di qua della cortina di ferro come la morte di Stalin e il passaggio a Kruscev. Ancorché coadiuvato da un cast di prim'ordine, Angelopoulos sembra non riuscire a cogliere quell'equilibrio importante tra la narrazione e il suo senso simbolico, sfiorando spesso l'artificiosità e la pretestuosità degli eventi narrati. Un cinema del tempo ormai stanco e privo del fascino delle grande opere del regista greco. Decisamente logoro l'espediente metacinematografico per raccontare i meccanismi e le raffinate suggestioni che vorrebbe trasmettere la pellicola. L'amore assoluto simboleggiato da Eleni si perde in un triangolo amoroso poco convincente e si ritrova solo nella parte finale nel rapporto con la nipotina. La conclusione è discreta, ma di certo non basta.