Pierre (Pierre Richard-Willm), un giovane avvocato, ha diversi debiti dovuti al tenore di vita della sua amata Florence (Marie Bell), appassionata di ogni tipo di lusso. Per scappare da lei ed evitare di finire sul lastrico, si arruola nella Legione straniera. Dopo qualche tempo incontrerà una prostituta di nome Irma (Marie Bell), incredibilmente somigliante a Florence, la donna che non ha mai dimenticato.

Dopo un periodo a Hollywood, segnato da una serie di melodrammi piuttosto mediocri, Jacques Feyder (Le due madri del 1925) torna in Francia e inizia una nuova fase della sua carriera, segnata da un forte realismo e da un grande approfondimento sui sentimenti umani. Ne La donna dai due volti il gioco messo in campo è a volte vittima di una scrittura piuttosto semplice e didascalica, ma il fascino che la pellicola trasmette è deciso e innegabile. È proprio sul tema del “sosia” che viene costruito l'intero lungometraggio: l'attrice è la stessa ma le voci sono diverse. Una scelta efficace per restituire la sensazione di una presenza, a tratti, fantasmatica che pone un dubbio anche allo spettatore: è la stessa Florence oppure lei e Irma sono due donne diverse? Un film perfetto per chi reputa che un uomo s'innamori sempre della stessa (immagine di una) donna. Con le dovute precauzioni, si può paragonare a La donna che visse due volte (1958) di Alfred Hitchcock.
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