Un uomo da marciapiede

Midnight Cowboy

Premi Principali

Oscar alla miglior regia 1970

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

113

Formato

Buck (Jon Voight), giovane e aitante texano stufo della monotonia della vita di provincia, parte per New York con il sogno di guadagnare tanti soldi vendendosi alle belle ragazze della metropoli. La realtà si dimostrerà molto diversa: il denaro e le ricche dame dell'alta borghesia rimarranno un miraggio e Buck finisce nei bassifondi della giungla metropolitana. Qui conosce Rico (Dustin Hoffman), clochard malato di tisi che diventerà il suo unico amico.



Indimenticabile e struggente opera della appena nata New Hollywood, periodo di libertà e rinnovamento che attraversò il cinema americano tra fine anni '60 e primi anni '80. Un film che guarda a un parte dell'America (e alla sua umanità) che, con tale forza, non era mai apparsa prima sul grande schermo: John Schlesinger rende protagonisti gli ultimi della società e racconta una New York inedita, acida, ammaliante ma anche brutale, che sfrutta i due protagonisti fino a lasciarli (quasi?) privi di vita. Grazie alla precisa traiettoria seguita nel disegno dei due personaggi, alla potenza delle immagini, al coraggio di inabissarsi in una realtà ancora tabù (stupri, prostituzione, omosessualità) e, soprattutto, allo sguardo del regista su un mondo “proibito”, la pellicola rimane un'opera seminale e fondamentale nella storia del cinema. Una straordinaria e crepuscolare destrutturazione del sogno americano, la cui visione disincantata della cruda realtà farà scuola. Molti i momenti entrati nella leggenda: su tutti, l'inizio, con Buck/Voight che lascia il Texas sulle note di Everybody's Talking di Harry Nilsson, e lo struggente e indimenticabile finale. Apparizione del regista underground Paul Morrissey durante la sequenza del party psichedelico: una scena dai contorni sfumati e sperimentali, memorabile e di grande spessore visivo. Fotografia di Adam Holender, musiche originali di John Barry, costumi di Ann Roth. Basato sull'omonimo romanzo del 1965 di James Leo Herlihy. Oscar come miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura non originale. L'avrebbe meritato anche Dustin Hoffman, immenso, ma l'Academy si è limitata a omaggiarlo con una nomination.
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