Giacobbe (Pierre Clèmenti), insegnante di teatro francese, vede la propria vita sconvolta dalla comparsa improvvisa di un sosia con il suo stesso nome. Giacobbe è sperduto e si ritrova, suo malgrado, coinvolto in azioni violente come la creazioni di bombe molotov o l'esecuzione di efferati omicidi. Nemmeno l'amore della bella Clara (Stefania Sandrelli) riesce a tranquillizzare un Giacobbe progressivamente sull'orlo della schizofrenia.

Libera rivisitazione in chiave moderna de Il sosia di Dostoevskij, adattata dal regista e da Gianni Amico. Uno dei film più sperimentali e al contempo meno risolti della prima fase produttiva di Bertolucci, appesantito da un impianto ideologico che oggi appare tanto pretestuoso e gratuito quanto datato e da echi di teatro d'avanguardia che suscitano una curiosità tutto sommato modesta e effimera. Il regista riflette sulle contraddizioni insolute dell'essere intellettuale e di una generazione ansiosa di dimostrare il proprio valore contemporaneamente impaurita e frenata dalle proprie fragilità, ma a sua volta partorisce un prodotto confuso e amorfo, indeciso su tutto, fin troppo teorico e alla lunga sterile e ombelicale. Le curiose scenografie portano la firma del fumettista e disegnatore Francesco Tullio Altan.
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