A Granada, in Spagna, la ballerina Sibilla (Ève Francis) lavora in un piccolo e squallido locale, chiamato “El Dorado”, per guadagnare qualche soldo e poter curare suo figlio, gravemente malato. Il padre, Esteria (Georges Paulais), un notabile del luogo sposato con un'altra, non se ne cura nonostante le insistenze di Sibilla. La donna escogiterà un modo per vendicarsi.

Più della narrazione, in El Dorado, contano le immagini simboliche, il montaggio dal ritmo frenetico e l'apparato visivo sperimentale. Effetti di distorsione (ad esempio per rappresentare l'ubriachezza di un personaggio) e pensieri mentali che prendono vita (Sibilla, mentre si trova al lavoro, ha in testa soltanto il figlio malato) fanno della pellicola uno dei principali manifesti dell'impressionismo cinematografico francese. Marcel L'Herbier costruisce un melodramma tragico, spesso caotico, ma affascinante nella sua messinscena, delirante e lucidissima allo stesso tempo. La pellicola influenzò molti registi transalpini nei decenni successivi, a partire da Alain Resnais, regista di capolavori come Hiroshima mon amour (1959) e L'anno scorso a Marienbad (1961).
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