
Faust
Faust – Eine deutsche Volkssage
Durata
85
Formato
Regista
Smanioso di conoscenza assoluta e deciso a curare una letale pestilenza, il dottor Faust (Gösta Ekman) vende l'anima al diavolo e ringiovanisce, ma viene esiliato dalla sua comunità. Faust gira per il mondo in compagnia di Mefisto (Emil Jannings), finché non incontra la giovane Gretchen (Camilla Horn) di cui si innamora all'istante. Mefisto lo aiuterà a conquistare la ragazza, ma il prezzo da pagare per Faust sarà assai alto.
Dopo Nosferatu (1922), Friedrich W. Murnau torna a esplorare il tema del Male come forza verso cui l'uomo prova al contempo repulsione e fascinazione. L'ambiguo e seducente Mefisto ne è degno rappresentante in terra e finisce per coinvolgere nelle sua diaboliche macchinazioni anche Faust che diventa, quasi senza opporre resistenza, una marionetta nelle mani del diavolo. Prendendo spunto dall'omonimo testo di Goethe, oltre che dal Doctor Faustus di Marlowe e al Volksbuch tedesco, Murnau ancora una volta dà prova di una ricerca formale sempre ricchissima e sorprendente, toccando vette di sperimentalismo assai ardite per l'epoca, donando vita cinematografica a un testo metafisico, considerato per lungo tempo (sia prima che dopo) inadattabile per il grande schermo. Un ammaliante poema visivo che attraverso lo stile opera un'introspezione psicologica e restituisce in forma espressiva le passioni e conflitti interiori dei personaggi grazie alle complesse costruzioni delle inquadrature, all'uso di scenografie che mescolano il realismo alle deformazioni espressionistiche, al ricorso a rudimentali ma efficaci effetti speciali o al consueto utilizzo in modo creativo e originale dell'illuminazione. Ultimo film girato da Murnau in Germania. La versione originale dura 85 minuti; quella restaurata nel 1997, circa mezz'ora in più.
Dopo Nosferatu (1922), Friedrich W. Murnau torna a esplorare il tema del Male come forza verso cui l'uomo prova al contempo repulsione e fascinazione. L'ambiguo e seducente Mefisto ne è degno rappresentante in terra e finisce per coinvolgere nelle sua diaboliche macchinazioni anche Faust che diventa, quasi senza opporre resistenza, una marionetta nelle mani del diavolo. Prendendo spunto dall'omonimo testo di Goethe, oltre che dal Doctor Faustus di Marlowe e al Volksbuch tedesco, Murnau ancora una volta dà prova di una ricerca formale sempre ricchissima e sorprendente, toccando vette di sperimentalismo assai ardite per l'epoca, donando vita cinematografica a un testo metafisico, considerato per lungo tempo (sia prima che dopo) inadattabile per il grande schermo. Un ammaliante poema visivo che attraverso lo stile opera un'introspezione psicologica e restituisce in forma espressiva le passioni e conflitti interiori dei personaggi grazie alle complesse costruzioni delle inquadrature, all'uso di scenografie che mescolano il realismo alle deformazioni espressionistiche, al ricorso a rudimentali ma efficaci effetti speciali o al consueto utilizzo in modo creativo e originale dell'illuminazione. Ultimo film girato da Murnau in Germania. La versione originale dura 85 minuti; quella restaurata nel 1997, circa mezz'ora in più.