Un ricco anziano (Hermann Picha) è insidiato dalla machiavellica governante (Rosa Valetti) che cerca di raggirarlo e impossessarsi dei suoi beni. Il nipote dell'uomo (André Mattoni), un attore, mette in guardia il nonno e recita per lui il Tartufo di Molière, storia di un truffatore (Emil Jannings) che si finge parsimonioso e timorato, sfruttando l'ingenuo Orgone (Werner Krauss). Ma sulla buona fede di Tartufo la moglie di Orgone (Lil Dagover) ha più di un dubbio.

F.W. Murnau e lo sceneggiatore Carl Mayer optano per un adattamento straniante e originale, dal vago sapore brechtiano, del testo di Molière. Ne nasce così una sorta di film nel film in cui la commedia del drammaturgo francese è un pretesto narrativo per parlare della società tedesca del primo dopoguerra, fragile e smarrita, facile preda di approfittatori e suadenti bugiardi. Ma il film è anche una sofisticata e brillante riflessione sulle qualità dell'arte come strumento di interpretazione e svelamento della realtà. Grazie anche all'uso insistito di primi e primissimi piani, Murnau segue i suoi personaggi, gli si attacca letteralmente addosso, attento a cogliere qualsiasi espressione facciale e dettaglio significativo rivelatore di doppiezza o ambiguità. Memorabile la prova di Emil Jennings, poliedrico gigione alle prese con un individuo abietto e ingordo cui riesce a conferire carisma e improbabile fascino.
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