Lo Hobbit – La desolazione di Smaug
The Hobbit: The Desolation of Smaug
Durata
161
Formato
Regista
Attori
Martin Freeman Ian McKellen Richard Armitage Ken Stott Graham McTavish Aidan Turner Dean O'Gorman Mark Hadlow Jed Brophy Adam Brown John Cullen Peter Hambleton James Nesbitt William Kircher Stephen Hunter Luke Evans Orlando Bloom Evangeline Lilly Benedict Cumberbatch Sylvester McCoy Lee Pace Manu Bennett Stephen Fry Lawrence Makoare Cate Blanchett Mikael Persbrandt
Continua il viaggio verso la caverna del drago Smaug, dove Bilbo (Martin Freeman) e i nani capitanati da Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) dovrebbero rubare l'Arkengemma grazie ai quali verrebbero riuniti i 7 regni dei nani. Ma mentre Gandalf (Ian McKellen) assiste alla nascita di un nuovo e corrotto pericolo, i nani hanno più incontri tumultuosi, prima con gli elfi e poi con Bard l'Arciere (Luke Evans) e le autorità di Pontelagolungo, la città più vicina alla caverna di Smaug.
Tutte le lacune sapientemente evitate nel primo film della seconda trilogia tolkieniana di Peter Jackson sono presenti in questa seconda pellicola. Seppur forte di un abbrivio suggestivo e di una cura non trascurabile nei cromatismi dell'apparato visivo (l'incontro con Smaug su tutti), Lo Hobbit – La desolazione di Smaug mostra una Terra di Mezzo scarna di colori e di fascino magico, una galleria di personaggi sempre meno vicina alla logica dell'epica di Tolkien e sempre più assimilabile all'estetica da fumetto di supereroi dalla battuta facile. Molteplici tempi morti, soprattutto nella parte dedicata agli elfi, infiocchettata con il personaggio di Tauriel, interpretata da Evangeline Lilly, star della serie TV Lost (2004-2010), inventato apposta per il film e di cui si farebbe volentieri a meno. Non mancano le sequenze notevoli e spettacolari (lo scontro lungo il fiume in particolare), ma Jackson si è preso troppo sul serio, rinunciando a quella goliardia che era uno dei punti di forza del capitolo precedente. Tre nomination tecniche agli Oscar e nulla più.
Tutte le lacune sapientemente evitate nel primo film della seconda trilogia tolkieniana di Peter Jackson sono presenti in questa seconda pellicola. Seppur forte di un abbrivio suggestivo e di una cura non trascurabile nei cromatismi dell'apparato visivo (l'incontro con Smaug su tutti), Lo Hobbit – La desolazione di Smaug mostra una Terra di Mezzo scarna di colori e di fascino magico, una galleria di personaggi sempre meno vicina alla logica dell'epica di Tolkien e sempre più assimilabile all'estetica da fumetto di supereroi dalla battuta facile. Molteplici tempi morti, soprattutto nella parte dedicata agli elfi, infiocchettata con il personaggio di Tauriel, interpretata da Evangeline Lilly, star della serie TV Lost (2004-2010), inventato apposta per il film e di cui si farebbe volentieri a meno. Non mancano le sequenze notevoli e spettacolari (lo scontro lungo il fiume in particolare), ma Jackson si è preso troppo sul serio, rinunciando a quella goliardia che era uno dei punti di forza del capitolo precedente. Tre nomination tecniche agli Oscar e nulla più.