Lettere di uno sconosciuto

Lu (Chen Daoming) e Feng (Gong Li) sono una coppia sposata, devota e innamorata. Quando l'uomo viene arrestato come prigioniero politico e mandato nei campi di lavoro, la donna rimane da sola con la figlia Dan Dan (Zhang Huiwen). Al termine della Rivoluzione Culturale, Lu viene liberato e può tornare a casa, ma ad attenderlo c'è una situazione molto diversa da quella che sperava: sua moglie soffre di amnesia e non riesce più a ricordarsi di lui.

Ispirandosi a un romanzo di Yan Geling, Zhang Yimou mette in scena l'ennesimo melodramma di una carriera quasi interamente dedicata al genere che l'ha reso grande, fin dalla prima metà degli anni Novanta, con pellicole come Ju Dou (1990) e Lanterne rosse (1991). Poco interessato a costruire una riflessione storico-politica sul periodo di riferimento, il regista si concentra soltanto sul versante privato e sentimentale della vicenda, con due protagonisti impossibilitati a ritrovare quell'amore che provavano (e, a conti fatti, continuano a provare) l'uno per l'altra. Il copione è piuttosto convenzionale, diversi sono i cliché narrativi e poche le sorprese: la confezione però è discretamente curata e, se si è ben predisposti, è un film capace anche di emozionare. Certo, Zhang non riesce a evitare diverse trappole retoriche e calca troppo sul lato struggente della trama, ma il finale è toccante al punto giusto e alcuni passaggi sono credibili ed efficaci. Ottima prova di Gong Li, attrice che sotto la guida del regista che l'ha lanciata (Sorgo rosso del 1987) si dimostra sempre una sicurezza.