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L'amante
Les choses de la vie
Durata
89
Formato
Regista
Pierre (Michel Piccoli) vive con l'amante Hélène (Romy Schneider), dopo il divorzio dall'ex Catherine (Lea Massari) da cui ha avuto un figlio, François (Jean Bouise). Ancora trattenuto dai ricordi della famiglia precedente, entra in crisi e rimane coinvolto in un incidente stradale.
Premio Louis Delluc 1969 e primo grande successo internazionale di Claude Sautet, L'amante, che nel titolo originale esprime sicuramente meglio ciò di cui si parla (“le cose della vita”), impiega nel non detto e nella manipolazione della struttura temporale il suo carattere più intimamente innovativo. Prima collaborazione della coppia Michel Piccoli-Romy Schneider, amanti allo zucchero ma anche verosimilmente distanti, il quarto lungometraggio del regista francese si addentra nel dramma introspettivo ed esistenziale. La scena madre dell'incidente con la Giulietta (sequenza che necessitò di sei mesi di preparazione e dieci giorni di girato) fa scaturire impulsivamente flashback e ricordi malinconici mentre il protagonista perde il contatto con la realtà, già sfocata di per sé. Sautet ha il merito di trasportare lo spettatore nello stesso limbo di Pierre, aiutato dalla toccante colonna sonora del fidato Philippe Sarde, ma ha il limite di cadere in qualche patetismo di troppo. In ogni caso, una pellicola che tratta il tempo e la percezione del suo finire insieme al fallimento umano come pochi altre opere commerciali prima d'ora. Tratto da un romanzo di Paul Guimard, portato sullo schermo anche in Trappola d'amore (1994) con Richard Gere e Sharon Stone.
Premio Louis Delluc 1969 e primo grande successo internazionale di Claude Sautet, L'amante, che nel titolo originale esprime sicuramente meglio ciò di cui si parla (“le cose della vita”), impiega nel non detto e nella manipolazione della struttura temporale il suo carattere più intimamente innovativo. Prima collaborazione della coppia Michel Piccoli-Romy Schneider, amanti allo zucchero ma anche verosimilmente distanti, il quarto lungometraggio del regista francese si addentra nel dramma introspettivo ed esistenziale. La scena madre dell'incidente con la Giulietta (sequenza che necessitò di sei mesi di preparazione e dieci giorni di girato) fa scaturire impulsivamente flashback e ricordi malinconici mentre il protagonista perde il contatto con la realtà, già sfocata di per sé. Sautet ha il merito di trasportare lo spettatore nello stesso limbo di Pierre, aiutato dalla toccante colonna sonora del fidato Philippe Sarde, ma ha il limite di cadere in qualche patetismo di troppo. In ogni caso, una pellicola che tratta il tempo e la percezione del suo finire insieme al fallimento umano come pochi altre opere commerciali prima d'ora. Tratto da un romanzo di Paul Guimard, portato sullo schermo anche in Trappola d'amore (1994) con Richard Gere e Sharon Stone.
