Il re dei re
King of Kings
Durata
168
Formato
Regista
Dopo un prologo che mostra la conquista di Gerusalemme da parte dei romani, viene narrata la vita di Gesù Cristo (Jeffrey Hunter), dalla nascita a Betlemme da Maria di Nazareth (Siobhan McKenna) alla predicazione, fino alla morte in croce e risurrezione.
Nicholas Ray intraprende la strada del grande kolossal a sfondo biblico in sintonia con una tendenza ai tempi diffusa nel cinema americano (basti pensare alla fortuna di Ben Hur di William Wyler, del 1959). Ma, per quanto il film sia molto hollywoodiano nell'uso imponente dei grandi mezzi (pensiamo alla maestosa scena del discorso della montagna), il regista realizza una versione della vita di Cristo decisamente personale. Il suo è un Gesù molto umano, giovanile e ha il volto affascinante di Jeffrey Hunter, attore feticcio di John Ford ma già interprete per Ray in La vera storia di Jess il bandito (1957). Nonostante la sostanziale (ma non totale) fedeltà ai testi sacri, il film carica la vicenda evangelica di significati politici, ponendo un forte accento sulla lotta degli ebrei zeloti contro la dominazione romana. Scegliendo di affidarsi a un cast di volti poco famosi quando non sconosciuti, fatta eccezione per la voce narrante affidata a Orson Welles (nella versione italiana è di Gino Cervi), il regista filma un'opera religiosa ma poco ortodossa, imperfetta eppure intrigante e originale.
Nicholas Ray intraprende la strada del grande kolossal a sfondo biblico in sintonia con una tendenza ai tempi diffusa nel cinema americano (basti pensare alla fortuna di Ben Hur di William Wyler, del 1959). Ma, per quanto il film sia molto hollywoodiano nell'uso imponente dei grandi mezzi (pensiamo alla maestosa scena del discorso della montagna), il regista realizza una versione della vita di Cristo decisamente personale. Il suo è un Gesù molto umano, giovanile e ha il volto affascinante di Jeffrey Hunter, attore feticcio di John Ford ma già interprete per Ray in La vera storia di Jess il bandito (1957). Nonostante la sostanziale (ma non totale) fedeltà ai testi sacri, il film carica la vicenda evangelica di significati politici, ponendo un forte accento sulla lotta degli ebrei zeloti contro la dominazione romana. Scegliendo di affidarsi a un cast di volti poco famosi quando non sconosciuti, fatta eccezione per la voce narrante affidata a Orson Welles (nella versione italiana è di Gino Cervi), il regista filma un'opera religiosa ma poco ortodossa, imperfetta eppure intrigante e originale.