La porta del cielo

Alcuni malati viaggiano su un treno per raggiungere il Santuario di Loreto. Maria (María Mercader) accompagna un bimbo infermo (Cristiano Cristiani); un commerciante (Giovanni Grasso) cerca un rimedio alla propria paralisi; un giovane non vedente (Massimo Girotti) è sostenuto da un amico (Carlo Ninchi); il pianista Giovanni Brandacci (Roldano Lupi) vuole recuperare l'uso della mano; la governante Filomena (Elettra Druscovich) tenta di riportare la pace nella famiglia per cui lavora.

Dramma a sfondo religioso diretto da Vittorio De Sica (anche sceneggiatore con Cesare Zavattini, Diego Fabbri, Adolfo Franci, Carlo Musso ed Enrico Ribulsi, non accreditato), finanziato dal Vaticano (allo scopo di veicolare un'idea cattolica tra il pubblico) e girato in condizioni precarie a causa della Seconda guerra mondiale, che volgeva ormai al termine dopo la caduta di Mussolini. Un affresco corale sul potere della fede, incarnata da personaggi tormentati dai sensi di colpa o da un passato scomodo: l'influenza ecclesiastica è evidente nel carico di retorica che accompagna lo sviluppo della vicenda, anche se la negazione finale del miracolo si rivela inaspettatamente coraggiosa. Dialoghi didascalici e psicologie non particolarmente approfondite, ma la cura formale risulta evidente nella struttura e nello studio delle inquadrature: titolo esemplare per comprendere il talento in embrione di De Sica. Musiche di Enzo Masetti, fotografia di Aldo Tonti.