Acqua e sapone
Durata
109
Formato
Regista
Laureato con 110 e lode in lettere, desideroso di diventare un professore ma relegato a bidello in un convento, Rolando Ferrazza (Carlo Verdone) si spaccia per un noto teologo e si fa assumere come professore privato per una giovane modella americana, Sandy Walsh (Natasha Hovey), trasferitasi a Roma. La ragazza scopre molto presto l'inganno di Rolando ma decide di non smascherarlo: tra i due si crea complicità e nasce una tenera amicizia destinata in breve tempo a diventare qualcos'altro.
Carlo Verdone riprende senza troppe variazioni lo schema narrativo del precedente Borotalco (1982): un personaggio che si finge un'altra persona, si innamora ed è ricambiato, protrae il suo imbroglio troppo a lungo venendo inevitabilmente scoperto e trovandosi ad affrontare le relative conseguenze. Ma, in questo caso, al film manca uno scatto qualitativo e inventivo che gli permetta di liberarsi di quell'alone eccessivamente derivativo da cui è permeato. Anche i due volti che il personaggio di Rolando si ritrova a indossare (l'ingenuo e infantile professore, l'eccentrico prete) sono due maschere del repertorio verdoniano qui riproposte in modo tutto sommato convenzionale e a tratti fiacco. I momenti di divertimento non mancano, ma all'opera quarta Verdone sembra iniziare a ripetersi e, malgrado la tenerezza e il tono dolceamaro con cui la storia d'amore tra Rolando e Sandy viene descritta adagiarsi sul già visto. Spiritose le gag tra il protagonista e il simpatico burino Enzo (Fabrizio Bracconeri) così come le sentenze di nonna Ines (Elena Fabrizi). Il soggetto del film è vagamente ispirato a un'inchiesta giornalistica della RAI, ad opera di Carlo Sartori, sul fenomeno delle baby modelle americane. L'omonima canzone che accompagna i titoli di testa e di coda è composta e eseguita dagli Stadio.
Carlo Verdone riprende senza troppe variazioni lo schema narrativo del precedente Borotalco (1982): un personaggio che si finge un'altra persona, si innamora ed è ricambiato, protrae il suo imbroglio troppo a lungo venendo inevitabilmente scoperto e trovandosi ad affrontare le relative conseguenze. Ma, in questo caso, al film manca uno scatto qualitativo e inventivo che gli permetta di liberarsi di quell'alone eccessivamente derivativo da cui è permeato. Anche i due volti che il personaggio di Rolando si ritrova a indossare (l'ingenuo e infantile professore, l'eccentrico prete) sono due maschere del repertorio verdoniano qui riproposte in modo tutto sommato convenzionale e a tratti fiacco. I momenti di divertimento non mancano, ma all'opera quarta Verdone sembra iniziare a ripetersi e, malgrado la tenerezza e il tono dolceamaro con cui la storia d'amore tra Rolando e Sandy viene descritta adagiarsi sul già visto. Spiritose le gag tra il protagonista e il simpatico burino Enzo (Fabrizio Bracconeri) così come le sentenze di nonna Ines (Elena Fabrizi). Il soggetto del film è vagamente ispirato a un'inchiesta giornalistica della RAI, ad opera di Carlo Sartori, sul fenomeno delle baby modelle americane. L'omonima canzone che accompagna i titoli di testa e di coda è composta e eseguita dagli Stadio.