Sylvia (Tracey Ullman) è una donna di mezza età, sposata e totalmente assorbita dalle faccende di casa, che si nega alle gioie del sesso. L'incontro con Ray-Ray Perkins (John Knoxville) muterà radicalmente la sua apertura nei confronti della carnalità.

Satira, sesso e puritanesimo si intrecciano in una delle commedie più scollacciate tra quelle firmate da John Waters, cantore di Baltimora, di eccessi puzzolenti e di contraddizioni. A tratti spassoso, a tratti fiaccato dai limiti del cinema del regista stesso (l'eccesso rumoroso a ogni costo, l'affastellarsi di situazioni, gag ed eventi), è tuttavia un film con più personalità e vigore rispetto all'opaco Pecker (1998) o all'imbarazzante A morte Hollywood (2000), sempre di Waters. Fosse solo per la vitalità di Tracey Ullman, qui protagonista disinibita e libera, la pellicola meriterebbe una visione. Purtroppo, però, la commedia è notevolmente limitata dal solito, controverso rapporto di Waters con le divisioni (qui tra puritani e sessuomani) e le convenzioni, che finiscono sempre per appiattire il suo discorso e le sue idee.
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