Un avaro barone (Totò) nasconde un tesoro destinato, dal padre, per metà al comune per costruire una scuola. Gli amministratori comunali fanno allora credere al barone di essere morto e affiancandogli una soubrette (Silvana Pampanini) sperano così di fargli rivelare l'ubicazione del prezioso lascito.

Bragaglia fonde Molière con Petrolini (autore della commedia omonima), costruendo intorno a Totò una storia solida dal punto di vista narrativo. Eppure il film non decolla mai davvero, nonostante alcune gag esilaranti, come quella dell'acquisto della carne. Il set per la scena “dell'inferno” fu la Solfatara di Pozzuoli che, con i suoi sbuffi di gas sulfurei, ben richiamava l'idea delle fiamme eterne.
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