Quartieri alti
Durata
82
Formato
Regista
Un giovane piuttosto sregolato (Massimo Serato) è l'amante di una ricca ma anziana signora (Fanny Marchiò). Quando il ragazzo si innamora di una sua coetanea (Adriana Benetti), non le rivela la situazione ma assolda due attori per fingersi i suoi genitori. La ragazza, però, scoprirà l'inganno e porrà il giovane di fronte a un bivio.
Iniziato a girare nel 1943 e terminato solamente a guerra conclusa, Quartieri alti risente molto della frammentarietà di tale lavorazione, presentandosi come un'opera discontinua e poco omogenea, sofferta e sconquassata. Lo stile di Soldati è riconoscibile, intento a raccontare il tutto come un abile narratore esterno ed equidistante senza tralasciare qualche nota di denuncia contro la borghesia a lui contemporanea e la vana sete di denaro dei giovani, che non sembra più conoscere limiti e freni inibitori. Lo spunto narrativo da cui il film prende le mosse non è però assolutamente tra i migliori e il regista, dall'alto della sua esperienza, provvede a non banalizzarlo eccessivamente. Nonostante ciò, tuttavia, non si giunge mai a uno spessore drammaturgico degno di questo nome, muovendosi a ridosso di un'esilità non del tutto fragile e malferma, ma nemmeno memorabile per solidità e robustezza.
Iniziato a girare nel 1943 e terminato solamente a guerra conclusa, Quartieri alti risente molto della frammentarietà di tale lavorazione, presentandosi come un'opera discontinua e poco omogenea, sofferta e sconquassata. Lo stile di Soldati è riconoscibile, intento a raccontare il tutto come un abile narratore esterno ed equidistante senza tralasciare qualche nota di denuncia contro la borghesia a lui contemporanea e la vana sete di denaro dei giovani, che non sembra più conoscere limiti e freni inibitori. Lo spunto narrativo da cui il film prende le mosse non è però assolutamente tra i migliori e il regista, dall'alto della sua esperienza, provvede a non banalizzarlo eccessivamente. Nonostante ciò, tuttavia, non si giunge mai a uno spessore drammaturgico degno di questo nome, muovendosi a ridosso di un'esilità non del tutto fragile e malferma, ma nemmeno memorabile per solidità e robustezza.