
Un bacio appassionato
Ae fond kiss...
Durata
104
Formato
Regista
Il giovane Cassim (Atta Yakub), d'origini pakistane ma da sempre cresciuto a Glasgow, si divide tra il sogno di diventare deejay e il rispetto verso i retaggi culturali della sua rigida famiglia. Quando incontra e si innamora della maestra Roisin (Eva Birthistle), docente di musica in un istituto cattolico, gli toccherà rimettere in discussione valori e convinzioni in cui aveva da sempre creduto. Per entrambi, sarà più difficile del previsto.
Love story scialba e piuttosto innocua, vorrebbe essere un inno dolente alle complicazioni di un sentimento intrufolato tra le pieghe di due culture troppo diverse tra loro. Se non fosse per i due (bravi) protagonisti, capaci di trovare una notevole alchimia nonostante le pagine di una sceneggiatura (firmata da Paul Laverty) indulgente e piagnucolosa, rimarrebbe molto poco. Il melting pot cui la vicenda raccontata da Loach tarpa le ali, strizza l'occhio a convenzioni e stereotipi spesso più comodi e scolastici che efficaci (in relazione soprattutto alla famiglia del protagonista e all'ambiente scolastico di Roisin), ed è il pretesto per strutturare una storia melensa e banalotta, cui il regista concede punte di snobismo alternate a sguardi troppo concilianti. In tempi in cui la globalizzazione perde contorni, miete vittime, offre il fianco a detrattori e ad adulatori, lo zucchero (anche se amaro) serve a poco.
Love story scialba e piuttosto innocua, vorrebbe essere un inno dolente alle complicazioni di un sentimento intrufolato tra le pieghe di due culture troppo diverse tra loro. Se non fosse per i due (bravi) protagonisti, capaci di trovare una notevole alchimia nonostante le pagine di una sceneggiatura (firmata da Paul Laverty) indulgente e piagnucolosa, rimarrebbe molto poco. Il melting pot cui la vicenda raccontata da Loach tarpa le ali, strizza l'occhio a convenzioni e stereotipi spesso più comodi e scolastici che efficaci (in relazione soprattutto alla famiglia del protagonista e all'ambiente scolastico di Roisin), ed è il pretesto per strutturare una storia melensa e banalotta, cui il regista concede punte di snobismo alternate a sguardi troppo concilianti. In tempi in cui la globalizzazione perde contorni, miete vittime, offre il fianco a detrattori e ad adulatori, lo zucchero (anche se amaro) serve a poco.