In un Fantastico Regno alle porte di Roma, vive la nobile famiglia Mancini dedita al traffico di droga e al malaffare. Riccardo Mancini (Massimo Ranieri), uomo respingente e senza scrupoli, è in rotta con i fratelli per la conquista del potere ed è disposto a tutto pur di mettervi le mani.



La regista Roberta Torre porta al cinema una versione ultra-kitsch e psichedelica del Riccardo III di Shakespeare, provando a smarcarsi dalle versioni cinematografiche e teatrali già esistenti del testo del Bardo e a trovare una forma iperrealistica e barocca in grado di giustificare i molteplici, nebulosi eccessi visivi e cromatici. Il risultato è però fallimentare su tutta la linea, perché la componente dark e luciferina della tragedia originaria è una matrice completamente vanificata da una messa in scena pretestuosa e di sconcertante pochezza, che getta alle ortiche tutte le implicazioni politiche e qualsivoglia riflessione sul potere. C’è da dire però che l’istanza dell’autrice andava effettivamente nella direzione opposta, verso una scarnificazione forsennata e gioiosa, anche se nella più totale cupezza, che mirasse all’esaltazione surreale e angosciosa della pura superficie. Peccato però che il gusto pop della Torre fallisca miseramente anche su questo fronte, che poi è l’asse principale del film, inanellando una serie di sequenze musical frastornanti e irricevibili, inutili lampi onirici e parentesi che partono dal trip lisergico e rutilante affondando a piene mani nello scult. Non pervenuta l’interpretazione di Massimo Ranieri, mentre il comparto tecnico, sebbene sia notevole (montaggio di Giogiò Franchini, costumi di Massimo Cantini Parrini tra pop anni ’60 e dandismo anni ’80, a suo stesso dire), è allo stesso tempo completamente sprecato. La regista ha dichiarato di voler attingere tanto alla commedia dell’arte quanto ai supereroi Marvel (sic), ma di aver guardato, per restare in ambito shakespeariano, ai Sonetti e a La tempesta. Pretestuosa l’ambientazione romana, che di fatto non va oltre i riferimenti ossessivi e tutti verbali al Tiburtino terzo. Presentato nella sezione After Hours del 35° Torino Film Festival.
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