Tagikistan. Khorshid, è un ragazzino di dieci anni non vedente (Tahmineh Normatova) che, per povertà, lavora come accordatore per un liutaio. Con l'inseparabile coetanea Nadereh (Nadereh Abdelahyeva) gira la città e le campagne per conoscere il mondo attraverso i suoi suoni e rumori.

Nome eccellente del cinema di Teheran soprattutto negli anni Novanta (il più noto, insieme al collega Abbas Kiarostami), Mohsen Makhmalbaf costruisce una favola poetica su uno degli elementi più cari della produzione persiana: l'innocenza dell'infanzia, tema che è automatico accostare all'influenza del Neorealismo italiano. Girato nel variopinto Tagikistan (preferito al natio Iran per questioni di censura), il film preferisce però seguire la strada di un simbolismo allegorico giocato su suoni e colori. Suggestioni di Oriente e Occidente si mescolano nel viaggio a occhi chiusi di Khorsid tra le note della Sinfonia n. 5 di Ludwig van Beethoven. Un'opera indubbiamente suggestiva e filmata con un'ammirevole eleganza registica, ma che arriva alla fine col fiato corto e soffre di un'eccessiva ridondanza nella parte centrale.
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