Sotto una buona stella
Durata
106
Formato
Regista
Federico Picchioni (Carlo Verdone) vede crollarsi il mondo addosso: perde il posto dopo uno scandalo finanziario, sua moglie muore improvvisamente e i due spiantati figli (Lorenzo Richelmy e Tea Falco) si trasferiscono da lui portando l'uomo a rompere con la sua bella e giovane fidanzata Gemma (Eleonora Sergio). La convivenza forzata con i figli è difficoltosa, ma dopo aver conosciuto Luisa (Paolo Cortellesi), una eccentrica vicina di casa, Federico troverà la forza di reagire e guardare al futuro con ottimismo.
Carlo Verdone torna a parlare di famiglia disfunzionale per raccontare complessità e contraddizioni del mondo contemporaneo con uno sguardo sulla moltitudine di crisi (economica, spirituale e sentimentale) che caratterizzano il presente. Purtroppo l'attore e regista romano costruisce una farsa pressapochista che tratteggia temi e personaggi in modo superficiale e sbrigativo, incapace di conciliare le buone intenzioni di partenza con una resa filmica quantomeno accettabile. Regia televisiva e svogliata, fotografia patinata (incredibile pensare che sia stata firmata dal grande Ennio Guarnieri) e scrittura piatta, priva di trovate degne di nota e incapace di suscitare né risate, né spunti di riflessione, né alcun tipo di interesse, gravano su un film sterile e insignificante. Non aiuta la causa nemmeno il pessimo comparto attoriale: Paola Cortellesi fa quello che può con un personaggio molto banale e privo di spessore, mentre Verdone, ai limiti del patetismo, annacqua tutte le potenzialità di una figura come quella di Federico, uomo benestante che si ritrova a dover far ripartire la sua vita da capo e privo di certezze per il futuro, riducendola a evanescente macchietta nevrotica e inerme. La palma dei peggiori spetta comunque ai due giovani interpreti Lorenzo Richelmy e Tea Falco, imbarazzanti e inadeguati, che con le loro interpretazioni inutilmente sopra le righe sconfinano spesso e volentieri nell'autoparodia e nel ridicolo involontario. Inqualificabile.
Carlo Verdone torna a parlare di famiglia disfunzionale per raccontare complessità e contraddizioni del mondo contemporaneo con uno sguardo sulla moltitudine di crisi (economica, spirituale e sentimentale) che caratterizzano il presente. Purtroppo l'attore e regista romano costruisce una farsa pressapochista che tratteggia temi e personaggi in modo superficiale e sbrigativo, incapace di conciliare le buone intenzioni di partenza con una resa filmica quantomeno accettabile. Regia televisiva e svogliata, fotografia patinata (incredibile pensare che sia stata firmata dal grande Ennio Guarnieri) e scrittura piatta, priva di trovate degne di nota e incapace di suscitare né risate, né spunti di riflessione, né alcun tipo di interesse, gravano su un film sterile e insignificante. Non aiuta la causa nemmeno il pessimo comparto attoriale: Paola Cortellesi fa quello che può con un personaggio molto banale e privo di spessore, mentre Verdone, ai limiti del patetismo, annacqua tutte le potenzialità di una figura come quella di Federico, uomo benestante che si ritrova a dover far ripartire la sua vita da capo e privo di certezze per il futuro, riducendola a evanescente macchietta nevrotica e inerme. La palma dei peggiori spetta comunque ai due giovani interpreti Lorenzo Richelmy e Tea Falco, imbarazzanti e inadeguati, che con le loro interpretazioni inutilmente sopra le righe sconfinano spesso e volentieri nell'autoparodia e nel ridicolo involontario. Inqualificabile.