Sound of Falling

In die Sonne schauen

Anno

Paese

Durata

149

Formato

Quattro giovani ragazze in quattro epoche diverse. Alma (Hanna Heckt), Erika (Lea Drinda), Angelika (Lena Urzendowsky) e Lenka (Laeni Geiseler) hanno trascorso gli anni dell'adolescenza nella stessa fattoria nel nord della Germania. Mentre la casa si trasforma nel corso dei secoli, gli echi del passato risuonano tra le sue pareti. Nonostante gli anni che li separano, le loro vite sembrano coincidere.

Al suo secondo lungometraggio in solitaria, la regista e sceneggiatrice Mascha Schilinski, classe 1984, approda al prestigioso concorso di Cannes con un racconto intimo che guarda all'identità femminile e all'identità di una nazione, la Germania, lasciando sullo sfondo la Storia e concentrandosi sulle dinamiche personali delle quattro protagoniste. Un film affascinante e dai numerosi livelli di lettura, che si gioca interessanti suggestioni metafisiche nel mettere in connessione persone e periodi storici così uguali e così diversi, in un continuo susseguirsi di dinamiche ora sovrapponibili, ora speculari. L'autrice tedesca dimostra buona padronanza cinematografica, azzardando scelte stilistiche personali (formato 4:3 e pellicola) e lampi visionari, capaci di aumentare la dimensione funerea di un film che è anche una riflessione sulla morte e sui suoi insondabili misteri. Ma l'eccessiva ambizione di questo quadro metastorico diventa un limite non da poco, che appesantisce una visione intrigante ma inevitabilmente macchinosa. I piani temporali spesso si integrano a fatica e, soprattutto, la sensazione di trovarsi di fronte a un'opera al limite della maniera non gioca certo a favore del film. Rimane un bell'esempio di tecnica cinematografica in purezza, in cui il potente apparato visivo riesce a sposarsi con notevole armonia a un apparato sonoro, se possibile, ancora più raffinato. Schilinski si interroga sul passato, sul peso delle nostre azioni e sull'ineluttabilità del destino, facendo della grande dimora di campagna una vera e propria co-protagonista della vicenda, ma alla fine tutto sembra concludersi con un niente di fatto. A Cannes ha vinto il Premio della Giuria, ex aequo con Sirat.


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