Un uomo (Per Myrberg) e una donna (Harriet Andersson) si conoscono e si sposano. Lei, però, col passare degli anni entra in un tunnel di paranoie e allucinazioni che finirà per minare il loro matrimonio.

Da un romanzo di Ulla Isaksson (che ha scritto anche la sceneggiatura), uno dei tasselli più interessanti della carriera televisiva di Ingmar Bergman. Un film angoscioso e inquietante, in cui la progressiva discesa nella follia della protagonista (una bravissima Harriet Andersson) colpisce e non può lasciare indifferente lo spettatore: così come, allo stesso tempo, emoziona la scelta del marito di assecondarla fino all'ultimo nella speranza, forse, di poterla salvare. È una pellicola “piccola”, Il segno, che in soli 81 minuti comprime tante tematiche differenti, dalla fede al sottile confine che divide realtà e immaginazione. C'è molta carne al fuoco (forse anche troppa), ma Bergman riesce a gestirla adeguatamente dando vita a un prodotto sospeso e visionario che, pur senza sequenze memorabili, riesce a rimanere impresso nei giorni successivi alla visione.
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